Benjamin o
dell’impossibilità (grandezza?) di essere tedesco. Walter Benjamin, tedesco
perseguitato dalla Germania in quanto ebreo e forse suicida, antologizzò fino
all’ultimo lettere di “uomini tedeschi”, piangeva d’ammirazione. Fino al 1931
le pubblicava sulla “Frankfurter Allgemeiane Zeitung”, il grande gionale tedesco,
nel 1936 le pubblicò in volume, in Svizerra, con lo pseudonimo Detlef Holz.
Senza un accenno critico. Volle il frontespizio del volume anzi celebratorio, e
tutto alto: “L’onore senza gloria/ la grandezza senza splendore/ la dignità senza
ricompensa”. Il “Dramma barocco” qualche anno prima avrebbe voluto tirolare “Essenza
del Gioco e della Tristezza in Germania”. Qui celebra una ventina di grandi
personalità, delle lettere e non (c’è anche Liebig, dei dadi per il brodo). Irritante più che commovente – Goethe o Hölderlin
non hanno bisogno di aureole: una delle tante celebrazioni ebraiche dei primati tedeschi.
Walter
Benjamin, Uomini tedeschi, Einaudi,
pp. XXVII + 186 € 18
Adelphi, pp.
166 € 9
Nessun commento:
Posta un commento