Michéa, “restauratore”
di Orwell, risponde a una lunga lettera, che dice circostanziata e di levatura
superiore, di un professore di filosofia alla rivista “Les Z’indignés”, a
commento e contestazione della sua affermazione che la sinistra europea è di
destra. Un profesore di filosofia nei licei, come lo stesso Michéa. Il contestatore
si professava elettore comunista, iscritto al partito Comunista francese e poi
alla Lega delle sinistre. Michéa non ha problemi a rilevare che la conversione
della sinistra europea al mercato è perfino più succube di quanto gli stessi
pensatori di destra abbiano potuto pensare: Ayn Rand l’arricchitevi odierno non
aveva problemi a bollare di “cupidigia”, Milton Friedman denunciava l’“egoismo”. Che almeno si torni alla
orwelliana “decenza”, è l’appello reiterato di Michéa.
L’obiettivo
dello studioso di Orwell è però qui un altro: scindere le origini e il senso
politico di “sinistra” e “socialismo”. Il sottotitolo dell’opera è “Dall’ideale
illuminista al trionfo del capitalismo assoluto”. Con una spiegazione, però, che
pone lui stesso tra i destra- sinistra – i vecchi “troskisti” - che
segnano l’epoca. Né Marx né Engels si dicevano di sinistra,
argomenta Michéa. E anzi i partiti socialisti furono perseguitati per decenni
dalle Sinistre. La saldatura si fece a fine Ottocento – Michéa la pone nel caso
Dreyfus – e porterà alla dissoluzione del socialismo nel progressismo. La
Sinistra era radicale, repubblicana, laica, e ben borghese. Michéa non lo dice.
Ma dice che il socialismo si annegò, praticamente, nell’ideale iluminista.
Jean-Claude Michéa, I misteri della Sinistra, Neri Pozza, pp. 121 € 15
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