A lungo teorizzata e praticata come arma rivoluzionaria, la
guerriglia dilaga ora come peste, in forma di terrorismo. Parigi, per quanto
drammatica, dopo i drammaticissimi grattacieli di Manhattan, è solo una punta,
di una montagna molto più vasta.
Nel 2014 i morti per guerriglia, o terrorismo come ora è d’uso
chiamarla, sono stati quasi 34 mila. Un record. In crescita dell’80 per cento
sul 2013. Una cifra nove volte maggiore che nel 2000. I calcoli sono
dell’Institute for Economics and Peace di Londra.
Sono attaccati obiettivi civili più che militari, politici o
religiosi. A opera prevalentemente dell’Is iracheno-siriano e di Boko Haram nel
Nord-Est della Nigeria. L’anno scorso Boko Haram ha scavalcato l’Is, con 6.644 vittime contro 6.073. Quasi
tutte in Nigeria (6.118 quelle di Boko Haram) e in Iraq (5.436 quelle dell’Is).
Lo studio dell’Iep, basato sul Global
Terrorism Database, un progetto open-source
dell’università del Maryland, non censisce i dati giorno per giorno, quindi non
è aggiornato al 2015. Ma un dato cita: nei primi sei mesi del 2015 i volontari
dell’Is sono aumentati di “almeno settemila” unità.
Il numero dei civili vittima dei guerriglieri-terroristi è cresciuto
nel 2014 del 172 per cento, a oltre quindicimila. Non
sono molti, sembra dire l’Iep, cioè dobbiamo aspettarcene molti di più – per ogni
vittima del terrorismo, calcola l’istituto, quaranta persone muoiono nel mondo per
incidenti stradali e ottanta per alcolismo. Ma i morti per terrorismo sono
concentrati in cinque paesi: Afghanistan, Iraq, Nigeria, Pakistan e Siria. In
cima alla lista viene l’Iraq, con circa 10 mila morti – dodici anni dopo
l’invasione pacificatrice americana. Al secondo posto la Nigeria, con oltre
7.500.
Le vittime nell’Occidente
sono numericamente irrilevanti, rispetto ai dati globali. Trentasette vittime
sono censite nel 2014, lo 0,11 per cento. Nei quindici anni dal 2000 ci sono
stati 3.659 morti di terrorismo, il 2,6 per cento della cifra globale mondiale.
La maggior parte delle vittime sono quelle dell’11 settembre 2001, del treno a
Madrid nel 2004, della metropolitana a Londra nel 2015, e del killer fascista
in Norvegia.
Dai
dati si rileva che il terrorismo di massa si collega soprattutto alle guerre
civili, alla disintegrazione degli Stati, agli sfollamenti, interni e esterni.
In termini numerici, quantitativi. Quanto alle cause, sono quelle note: guerre
politiche, tribali, religiose. Quasi tutti i morti per terrorismo sono a opera
e all’interno di popolazioni islamiche, gli altri per rivolte collegate
all’islam.
Gli
attacchi sono fatti quasi tutti con armi da tiro e da taglio, e kamikaze: si muore in vista.
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