giovedì 26 novembre 2015

Le jihad fanno 34 mila morti, l'anno

A lungo teorizzata e praticata come arma rivoluzionaria, la guerriglia dilaga ora come peste, in forma di terrorismo. Parigi, per quanto drammatica, dopo i drammaticissimi grattacieli di Manhattan, è solo una punta, di una montagna molto più vasta.
Nel 2014 i morti per guerriglia, o terrorismo come ora è d’uso chiamarla, sono stati quasi 34 mila. Un record. In crescita dell’80 per cento sul 2013. Una cifra nove volte maggiore che nel 2000. I calcoli sono dell’Institute for Economics and Peace di Londra.
Sono attaccati obiettivi civili più che militari, politici o religiosi. A opera prevalentemente dell’Is iracheno-siriano e di Boko Haram nel Nord-Est della Nigeria. L’anno scorso Boko Haram ha scavalcato l’Is,  con 6.644 vittime contro 6.073. Quasi tutte in Nigeria (6.118 quelle di Boko Haram) e in Iraq (5.436 quelle dell’Is).
Lo studio dell’Iep, basato sul Global Terrorism Database, un progetto open-source dell’università del Maryland, non censisce i dati giorno per giorno, quindi non è aggiornato al 2015. Ma un dato cita: nei primi sei mesi del 2015 i volontari dell’Is sono aumentati di “almeno settemila” unità.
Il numero dei civili vittima dei guerriglieri-terroristi è cresciuto nel 2014 del 172 per cento, a oltre quindicimila. Non sono molti, sembra dire l’Iep, cioè dobbiamo aspettarcene molti di più – per ogni vittima del terrorismo, calcola l’istituto, quaranta persone muoiono nel mondo per incidenti stradali e ottanta per alcolismo. Ma i morti per terrorismo sono concentrati in cinque paesi: Afghanistan, Iraq, Nigeria, Pakistan e Siria. In cima alla lista viene l’Iraq, con circa 10 mila morti – dodici anni dopo l’invasione pacificatrice americana. Al secondo posto la Nigeria, con oltre 7.500.
Le vittime nell’Occidente sono numericamente irrilevanti, rispetto ai dati globali. Trentasette vittime sono censite nel 2014, lo 0,11 per cento. Nei quindici anni dal 2000 ci sono stati 3.659 morti di terrorismo, il 2,6 per cento della cifra globale mondiale. La maggior parte delle vittime sono quelle dell’11 settembre 2001, del treno a Madrid nel 2004, della metropolitana a Londra nel 2015, e del killer fascista in Norvegia.
Dai dati si rileva che il terrorismo di massa si collega soprattutto alle guerre civili, alla disintegrazione degli Stati, agli sfollamenti, interni e esterni. In termini numerici, quantitativi. Quanto alle cause, sono quelle note: guerre politiche, tribali, religiose. Quasi tutti i morti per terrorismo sono a opera e all’interno di popolazioni islamiche, gli altri per rivolte collegate all’islam.
Gli attacchi sono fatti quasi tutti con armi da tiro e da taglio, e kamikaze: si muore in vista.

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