sabato 14 novembre 2015

L’Is non ha bisogno di colore

“Gli ideali, le strategie e gli obiettivi” dell’Is sono purtroppo uno solo, e anche brutale, su cui l’analisi dovrebbe convergere realistica, invece di dibattere e di fatto sminuire il fenomeno. E con l’analisi il reportage, inveve di camuffarsi sotto l’anonimato, dotto e saputo, giustificandosi col dovere d’informare – la prima informazione è questa: la guerra.
Le mamme, il velo, i volontari, tutte le derive della “comprensione”, nonché le schiave, gli stupri, le decapitazioni, e gli altri artifici di una disinforanzione da intelligence di scarsa fantasia, è robaccia. L’Is non ha bisogno di colore. L’islam non è colore giornalistico, sia pure sanguinolento e critico. È una forza religiosa, è una forza politica, è una forza militare. È una forza, con la quale bisogna confrontarsi. Non da ora: da trent’anni è finito il collateralismo dell’islam con l’Occidente contro il sovietismo, da trentacinque anzi, con Khomeini, e da allora la ua partita è contro l’Occidente, in casa e fuori casa.
L’Is è una forza anche insidiosa. Fnanziata e armata. Protetta diplomaticamente. Da molti che dicono di volerla combattere, ma di fatto se ne guardano e anzi la favoriscono.
L’edizione aggiornata, rispetto a quella di aprile, purtroppo nn aggiunge nulla, sorpassata dai fatti di Parigi. Le migliori firma del giornale, e la stessa prefazione di Sergio Fomano, che forse ha troppa considerazione della Turchia in questa fase, non aiutano a capire un semplice fatto: che si sradica il terrorismo combattendolo in Siria, dove è ancora possibile.  E isolandolo in Iraq, dove anche la Turchia allora lo abbandonerebbe.
AA. VV., acura di Luigi Ippolito, Che cos’è l’Isis, Corriere della sera, pp. 156 € 7,90

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