Si
riedita per i cinquant’anni della morte l’“opera” forse più inutile -
giornalistica, alimentare, vedettariale - di Pasolini, “La lunga strada di
sabbia”. Sulla base della riedizione operata da Séclier cinque anni fa (a
prezzo ora dimezzato), corredata dalle sue fotografie, che sono la cosa migliore.
Il
testo è quello di Pasolini per i due-tremila chilometri delle coste italiane percorsi
in quattro o cinque giorni del giugno 1959. Unicamente famoso perché vi diceva
Cutro, un tranquillo paesino calabrese, “un posto di banditi”. Come si vede nei
western, “fuori dalla legge, dalla cultura del nostro mondo”. Cutro
naturalmente protestò e il reportage,
commissionato dal mensile di moda e svago “Successo” come riempitivo per i mesi
estivi (uscì in tre puntate, a luglio, agosto e settembre), ha preso una
dignità che non aveva.
La
riedizione si vuole in qualche modo critica: senza i tagli redazionali, quindi
con alcuni passaggi inediti, un po’ di documentazione, manoscritti in
facsimile, qualche lettera. Ma si apprezza per le fotografie di Séclier, che ha
ripercorso quello stesso itinerario cinquant’anni dopo. Con qualche traccia e
nessuna memoria di Pasolini. Eccetto una: il barbiere di Cutro tiene appeso un
fotoritratto molto lusinghiero – “radioso” dice Séclier - di Pasolini, una
gigantografia.
Philippe
Séclier, Pier Paolo Pasolini. La lunga strada di sabbia,
Contrasto, pp. 199, il. € 24,90
Nessun commento:
Posta un commento