domenica 22 novembre 2015

Ombre - 293

Scandalo in Vaticano: si fa subito il processo ai trafugatori dei documenti di papa Bergoglio. Noi eravamo abituati a un paio d’anni di indiscrezione e verbali segretati, che c’entra un processo?.

“In Libia c’è «il dottore»”, con “una rete di fornitori eritrei”, “e «il sudanese», che gestisce il flusso di barconi” con un diplomatico somalo. “In Turchia invece c’è un trafficante di nazionalità siriana”. Semplice, Claudio Gatti sul “Sole 24 Ore” ricostituisce e spiega da solo l’Anonima Immigrati, che “gestisce” ogni anno mezzo milione di poveretti. Semplice, bastava pensarci – nessuno ci aveva finora pensato, come funziona il mercato degli schiavi.
Due pagine, che vanno online anche in inglese, non si sa se più ammirevoli o vergognose.

Il “trafficante di nazionalità siriana” a Smirne Gatti identifica “col primo nome, Abu”. Che non vuole dire nulla, è il nostro “di” (“padre di”…). Qui forse bisognava metterci il governo turco. Non Erdogan, ma le dogane, la guardia costiera, etc, ci sono soldi per tutti in questo business. Peraltro tutto guadagno senza rischio (qualche mese di carcere per gli scafisti): “un affare da tre miliardi”.

Solidarietà su tutto, forse per questo si omette di dire che in Belgio le polizie sono divise - come tutto, anche le biblioteche - tra francofoni e fiamminghi, che non si parlano e si odiano. E che la divisione a Bruxelles si moltiplica per diciannove o venti, quanti sono i municipi. Ognuno con la sua polizia che non parla con quella del quartiere vicino. L’Europa fuori del mito di se stessa non è raccomandabile.

Le città più povere – meno ricche – pagano le patrimoniali locali più pesanti: Reggio Calabria, Napoli, Salerno, Messina, Siracusa, Catania, etc. Sono anche città dove l’amministrazione pubblica è la peggiore, la fornitura di servizi pubblici insufficiente.

Nella classifica del Cgia di Mestre delle patrimoniali più pesanti si infila - tra Messina e Siracusa – la capitale Roma: inefficienza e abusi vanno insieme.

Germania, Olanda e Gran Bretagna hanno salvato le proprie banche fuori da ogni regola europea, e poi hanno fatto le norme per gli altri, severe, contro gli aiuti di Stato: Salvatore Bragantini sintetizza così la politica bancaria europea sul “Corriere della sera”. Otto anni dopo i fatti. E non è tutto.
Di chi la colpa? Del “mercato”, di cui Bragantini è sostenitore, il mercato dei potenti? Dell’Europa? Della prepotenza dei grandi? No, la colpa è dell’Italia, che non l’ha fatto,

L’Italia decide, dopo otto anni di apnea, che almeno quattro banche vanno “salvate”, col Fondo Interbancario Tutela Depositi. Fondo che le stesse banche hanno alimentano, quindi privato. Ma sicccome la ricapitalizzazione si dispone per legge, allora per Bruxelles è aiuto di Stato. Stupidità? No, è soperchieria: la commissaria Vestager non cessa d’illustrarsi, beffarda – Vestager è della Sinistra Radicale, ma sa chi sono i potenti.
Bragantini dice che è bizantinismo. Ma questa è l’Europa, fare fessi i fessi.

Danièle Nouy, che all’ombra di Draghi alla Banca centrale europea fa gli stress testa alle banche,  convoca a Milano martedì le banche italiane, preoccupata della loro tenuta. Nouy aveva bocciato l’anno scorso le banche italiane – contro appena tre greche, e tre cipriote. Promuovendo la Nordbank di Amburgo, banca a proprietà pubblica, ora pressoché fallita. Moral suasion?

Tra l’1 ottobre 2008 e l’1 ottobre 2014, “per essere precisi”, Plateroti conteggia sul “Sole 24 Ore” 450 autorizzazioni di Bruxelles per aiuti pubblici a favore delle banche. Senza una sola banca italiana. Per 3.800 miliardi di euro, il 30 per cento del pil Ue 2013, di cui un quarto utilizzato. Altri salvataggi si sono avuti successivamente, l’ultimo dieci giorni fa a favore di Nordbank, la banca pubblica di Amburgo.

Si sfogliano con sgomento i settimanali pre-confezionati, non d’attualità: femminili, di spettacolo, letterari, sportivi. Pieni di sciocchezze e nient’altro – per dare ragione ai terroristi?.

Se ne vedono di tutti i colori quando c’è un allarme, o la paura è generale. Ma all’ospedale San Giovanni si Roma è stato proprio uno psichiatra a “vedere”: ha visto un terrorista col fucile, “alto almeno un metro”. L’ha visto, come succede, lui solo.

Commovente “Repubblica” che recensisce lungamente il libro del ministro Alfano, tra le pagine “parigine”, di grande richiamo. Lo censisce come contributo alla lotta al terrorismo: “Chi ha paura non è libero. La nostra guerra contro il terrore”. Un instant book della Mondadori?

Il “Corriere del Mezzogiorno” s’illustra con un inserto “sposi”: “Nozze, le vogliono tutti”. In che pianeta?

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