Età
– Ogni
età è buona. E anche il fine vita: si vive il giusto. Ma la “veneranda età” non
c’è più, più non si concepisce. Di Senofane, il filosofo ionico dell’Asia
Minore di 2.500 anni fa, presto emigrato a Messina, Velia e Catania, si ricorda
che visse oltre i novant’anni. Demetrio Falereo, nella sua opera “Sulla
vecchiaia”, di cui restano come di ogni altro dei suoi tanti scritti pochi
frammenti, dice che Senofane seppellì i suoi figli con le sue mani. E questo
certo non è auspicabile.
Galileo - Da Galileo a
Darwin, la fine dell’umanesimo? Ma Galileo è grande umanista. È doppio
“galileo”, il dio dei cristiani.
È di moda il Galileo né devoto né pio,
per un riscatto che si vuole un’annessione a un laicismo inteso anticristiano.
Con l’aiuto anche del perdono richiesto a nome della chiesa da Giovani Paolo II
– una sorta di abiura ecclesiastica. Ma lo era, e questo è da valutare nell’insieme
del personaggio e anzi come sua specificità: come conciliare una fede e la
scienza. Il “problema religioso” gli era estraneo, come arguiva Antonio Banfi,
ma solo nel senso che la religione per lui non era un problema. Né ha valore la
testimonianza rivangata da Antonio Beltràn Mari, l’ultimo editore del
“Dialogo”, della denuncia al Sant’Uffizio da parte del suo segretario a Padova Silvestro Pagnoni già nel 1604, una dozzina d’anni prima
del processo intentato dal domenicano Caccini che Galileo andava poco a messa,
e anzi spesso diceva di andare a messa e invece andava “da quella sua putana
Marina veneziana”. Parte della condanna nel 1633, si ricorderà, era di recitare
una volta la settimana i Salmi penitenziali, per tre anni, pratica che Galileo
delegò alla figlia suora Maria Celeste – che però morì poco dopo, non potendo
esaudire il voto-condanna.
Non molto si pretese da Galileo al
processo. E a non molto, da un punto di vista successivo, lui si tenne fermo: la natura e il valore della scoperta
scientifica.
È questo il
dato, semplice e capitale, a cui Galileo viene ancorato dall’opinione scientifica
più autorevole e non pregiudiziata – quindi non italiana, dove la chiesa è
presenza deformante. La novità di Galileo è l’ipotesi riscontrata di fatto,
come si legge nella sintesi di Einstein, in prefazione alla traduzione inglese
del 1962 del “Dialogo sui massimi sistemi”, che di questa semplice metodologia
fa uno spartiacque – uno dei migliori scritti di Einstein, anche accessibile,
che però non si traduce. Ripresa da Popper in “Conoscenza oggettiva”, che è
molto sul metodo galileiano, e incidentalmente su Einstein che parla di Galileo.
Materia di un corso e una serie di conferenze che il fisico americano Michael
Fowler, cultore di Galileo, tiene all’Uva, l’università della Virginia.
Abbiamo avuto
due rivoluzioni nella nostra percezione dell’universo, spiega Fowler. La prima,
di Galileo, è la presa d’atto che ciò che vediamo in cielo, luna, pianeti,
sole, stelle, sono oggetti fisici.
Nonm cioè sostanze eteree,come si credeva. Questa scoperta, unitamente
all’evidenza crescente che la terra girava attorno al sole, portò Newton alla
conclusione che il moto degli oggetti fisici celesti obbediva alle stesse leggi
fisiche egli oggetti sulla terra. Si completò così il primo quadro unificato
dell’universo. La seconda rivoluzione è quella di Einstein, dello spazio e il tempo
correlati, della massa e l’energia aspetti diversi della stessa cosa.
Un metodo semplice,
dal suo cannocchiale al Webb Space Telescope, che però andava “inventato”.
Milton parla di Galileo nella
“Aeropagitica”, 1644, avendolo incontrato, dichiara, a Firenze nel 1638, e lo
ricorda in tre libri del “Paradiso perduto”. Nella “Aeropagitica” ricorda
Galileo “invecchiato prigioniero dell’Inquisizione perché pensava in astronomia
diversamente da quanto i censori francescani e domenicani pensavano”. Galileo
era un effetti confinato nella sua villa a Arcetri, già di 74 anni – morirà nel
1642 – e mezzo cieco. Milton lo dice anche testimone delle “condizioni servili
in cui il sapere era stato ridotto” in Italia, offuscando la “la gloria
dell’ingegno italiano”. Questo invece non è vero: nello stesso anno 1638
Galileo pubblicava “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove
scienze, attinenti la mecanca e i moti locali”, solo un po’ meno vivace del
“Dialogo”.|
Mondo
- È
– resta – percezione? “Ci sono due giovani pesci”,
è una parabola raccontata da David Foster Wallace alla cerimonia di laurea del
Kenyon College, Ohio, il 21 maggio 2005, “che nuotano uno vicino all’altro e
incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un
cenno di saluto e poi dice «Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?» I due giovani
pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli
chiede «ma cosa diavolo è l’acqua?»
Tre anni dopo Wallace
si uccideva per
disperazione, benché scrittore di successo, avviandosi ai cinquant’anni.
Opinione
Pubblica
– È concetto e fatto ugualmente vaghi. Dopo quasi un secolo non più precisati
dei termini in cui Walter Lippman li poneva nel 1922. Perché non c’è
un’opinione comune, al contrario: “Le persone vivono nello stesso mondo ma
pensano e sentono in mondi diversi”. E perché il mondo non si lascia
interpretare univocamente, e anzi presenta vari ostacoli e diversivi, materiali
e psicologici: censure e autocensure, o forme di riserbo, tempo, attenzione,
aspettative, velocità, semplificazione, linguaggi.
La vaghezza risalta nella metodologia e
gli effetti dei sondaggi, che dovrebbero esserne il termometro. Fermi
all’obiezione che Herbert Blumer, sociologo della comunicazione a Chicago,
avanzava in un sintetico saggio nel 1848, “Public
Opinion and Public Opinion Polling”, quando il sondaggio politico
entrava in scena, nelle presidenziali americane. Una “analisi scientifica”
della “opinione pubblica” non è possibile - tantomeno nella forma dei sondaggi.
Non essendo possibile “isolare l’oggetto” della ricerca: opinione pubblica è concetto
astratto e generico.
Senso – Della morte
come della vita, se ne è angosciati se si è vissuti spensieratamente, senza
obblighi e senza misura. O se ne è angosciati prima, impedendosi una vita
spensierata… È un senso soggettivo, che prescinde dalle condizioni reali o
pratiche della vita: c’è lo spensierato pieno di problemi e c’è l’angosciato
che pure non ha alcun problema - di soldi, salute, affetti.
Tempo – È progressivo
– è scansione – ma indefinito. La storia c’è, si può contare, gli anni pure, ma
la qualità del tempo resta indefinita, e anche da ultimo la quantità. Variano
le ere e i climi, si è giovani o vecchi a seconda delle latitudini, delle
epoche, delle culture, il calendario è una convenzione. Quanto alla qualità, in
astronomia si conta in anni luce, per ogni specie animale il tempo è diverso,
in certi sport è perfino impercettibile, seppure decisivo.
zeulig@antiit.eu
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