domenica 13 dicembre 2015

Guardarsi sopravvivere

Un digesto della propria vita, densa e avventurosa, è il racconto del titolo. Di uno scritore che morirà poco dopo di tisi a 29 anni, nel 1900. Dopo avere rinnovato il giornalismo di guerra, da inviato senza soste dappertutto dove c’erano conflitti. Nonché la prosa e la narrativa anglosassone,  introducendovi i temi del naturalismo e l’esposizione semplice, diretta - dialoghi, parole, psicologie.
Inviato a Cuba come corrispondente di guerra, restò per trenta ore su un dinghy in prossimità dell’isola, dopo l’inabissamento della nave di trasporto, la “Commodore”, in compagnia di altri tre naufraghi, uno dei quali morirà prima del salvataggio. Crane racconta il naufragio con apparente cinismo, che è invece il prezzo del rivolgimento che attuava nella narrativa.
Gli altri due racconti della piccola raccolta, “Fuga a cavallo” e “Flanagan e la sua breve vita di filibustiere”, confermano l’inquieta mobilità della sua stessa “breve vita”. Nono figlio sopravvissuto, su quattrodici, di un padre pastore metodista, Crane scriveva già a quattro anni, e a sedici aveva pubblicato i primi articoli. A 22 anni debuttò con lo zoliano racconto “Maggie”, una figlia perduta della Bowery, i “bassi” di New York, e a 24 scalò il sucesso col “Segno rosso del coraggio”, il miglior racconto della guerra civile americana, che naturalmente non aveva vissuto.
Stephen Crane, La scialuppa, Il Sole 24 Ore, pp. 79 € 0,50

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