La
coalizione anti-Is non prende corpo attorno a Assad: si ha bisogno della Siria,
come logistica e hinterland di manovra, ma senza Assad. Razionalmente, sarebbe
un modo come un altro per dire: non vogliamo la coalizione – quando si fa la
guerra s’imbarcano gli alleati, se utili o necessari, non si scelgono. Di
fatto, è uno dei tanti segni della confusione pre e post-attentati, in Europa e
negli Usa.
La
persona di Assad non conta niente: comunque vada a finire per lui è già finita.
Resta come garante delle forze antidivisione della Siria e antisunnizzazione
della Siria stessa. Con i soldi e sotto la ferula saudita. Che la Siria guata
come porta alla sunnizzazione del Libano, contro la minoranza cristiana e la
maggioranza sciita. Di cui farsi una Svizzera araba, più a portata di mano che
Ginevra, Londra, Montecarlo e Marbella, non più cristiana ma sunnita.
Attorno
a Assad resta quel poco che resta del partito delle forze armate che ha
governato la Siria per
sessant’anni.
Che volentieri, se riuscirà a sconfiggere il temibile Is, farà a meno di Assad
– Assad non è altro che il segno del bonapartismo siriano.
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