“Gli
altri migravano: per mari\ celesti, supini, su navi solari\ migravano nella
eternità.\ I siciliani emigravano invece”. Per bisogno, non sapevano nemmeno
dove: scappavano: “Spatriavano, il passo di pece\ avanzato a più nere sponde,\
al tenebroso, oceanico\ oltremare, al
loro antico\ avverso futuro di vivi”.
Questa
sua prima – poi unica – raccolta di versi, 1957, centrata sul necessario abbandono
e la lontananza, la nostalgia, il disegno del ritorno, D’Arrigo riprende nel
1978, tre anni dopo il lento completamento di “Horcynus Orca”, centrandolo su
migrazione-emigrazione. Il poemetto “Praegreca” che ora apre la raccolta, fa la
differenza: si emigra per bisogno. Una ante-visione del suo stesso mare, ora popolato
di emigranti verso la Sicilia, avamposto dell’Europa. Su una tela di fondo
oblomoviana: un senso del Sud, tra i rimasti o i non ancora partiti, rassegnato,
fatalista - che in Sicilia si dice “arabo” mentre non lo è. Un Sud, si direbbe,
come un grande vuoto.
La
scrittura ambisce alla “aurea\ semplicità di un poeta che si chiama\ Saba”. Ma
riconoscendolo “di così estranea indole\ all’araba tua e mia”- “tua” della
madre. Saba si ritrova poi solo nella “quaglia”, vittima attesa che movimenta il
poemetto omonimo, “Per la madre e per la quaglia”. La scrittura è in realtà ricercata,
molto, preziosa, come s’intende – s’intendeva quando se ne faceva – la poesia
in Sicilia, da Consolo, Ripellino, Piccolo - anche da Quasimodo, che nelle
traduzioni è intollerabile: mallarmeana. Con la doppia aggettivazioe, spesso
ossimorica, l’hapax, la rarità, l’invenzione linguistica: la sorpresa costante,
la rarefazione. Due pattern, ora in
disuso, che tanta poesia hanno generato in tutta Italia e non solo nell’isola,
per mezzo secolo, ma in Sicilia anche oltre: simbolista, rondista, ermetica,
perfino futurista. In D’Arrigo, in queste sue poche prove, di fortissima
felicità inventiva e potenza verbale: ritrattistica, scultorea. Senza perdersi
nel verbalismo, di suoni e sensi, come troppo spesso nei conterranei.
Stefano
D’Arrigo, Codice siciliano, Mesogea,
pp. 93 € 6
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