L’unica
faccia di Céline che si può guardare senza fremere: per le donne, di ogni
specie, professa sempre un culto, anche nella disgrazia. Il suo panorama di
profittatori, vampiri, ladri, vigliacchi, è maschile. Le donne Céline in vario
modo angelica, anche qualche prostituta. Nei libri, i pamphlet inclusi, e nelle
altre prose - lettere, interviste, dichiarazioni.
È
una posa? È un bisogno. De Bonneville è un pubblicitario – titolare
dell’agenzia De Bonneville Orlandini, creatore del marchio Swatch e altri. Uno
che si propone di “vendere la differenza contro l’indifferenza”. Quindi anche
di creare il “marchio Céline”. Ma, a parte il debito di spacconeria al ruolo, è
uno ferrato in psicologia - procede per frammenti, ma su una traccia ben
delineata. Che in Céline ha trovato più
pascoli aperti, malgrado tutto. Questo
“Céline et les femmes” è il lato adolescenziale eterno dello scrittore. In
libriccini precedenti ha accostato Céline a Villon (“Villon et Céline”), o delle
derive inarrestabili, anche contro la propria volontà. E ha mostrato l’autore
al lavoro, consciamente e no, a crearsi un personaggio, a fare di se stesso un personaggio
(“Et Céline créa Céline”), e a restarne prigioniero.
La
sensazione, dice De Bonneville dei suoi trattatelli, è che di Céline si parli
troppo e invece no, si parla solo di una cosa. Questo non è un libro serio, la
prefazione è di Éric Mazet, dj. E tuttavia dice cose vere, bisognava pernsarci.
Pierre
de Bonneville, Céline et les femmes,
L’éditeur, pp. 221 € 15
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