mercoledì 9 dicembre 2015

Il problema francese è nella presidenza

Il problema è cornuto, dicevano un tempi i professori a scuola – risata. In Francia sembra a tre punte, gollisti, socialisti, lepenisti, ma anche lì è cornuto. Due presidenti inetti hanno indispettito i francesi, non importa che uno sia gollista e l’altro socialista. Cioè importa, ma non per il segno, per l’addizione: sono quasi dieci anni ormai che le cose non vanno – o di più: il presidente precedente, Chirac, non era meglio. E in Francia quello che fa il presidente è tutto, non c’è atra politica.
Il regime costituzionale francese si chiama semipresidenziale ma è il più monocratico che ci sia in campo democratico: il presidente è tutto. I partiti non contano, il Parlamento non conta, i media sono largamente soggetti al potere, il giudiziario e le polizie rispondono al presidente – che risponde alle Forze Armate, si può aggiungere, ma sarebbe una (mezza) cattiveria. Una dittatura, benché legale e aperte all’opinione libera.  L’altra dittatura democratica, quella americana, ha fortissimi contropoteri: una struttura federale, e un Congresso dotato di larghe competenze, in ogni materia.
Come Grillo in Italia, il Front Natiomnal non semina, raccoglie. Non semina odio, malgrado quello che si dice, e nemmeno discredito, ma ha un raccolto sempre abbondante da alcune elezioni per la deficienza dei partiti tradizionali. Se non ha un presidente capace, De Gaulle, Mitterrand, la Francia non funziona.

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