Non
sono opera del santo, e va bene – sono compilazioni di mirabilia. Ma sono il francescanesimo, l’immagine che
il francescanesimo ha e proietta di sé e del santo, e allora lasciano
perplessi. La sensibilità e i miracoli vanno bene, conversare con gli uccessi,
o (sant’Antonio) con i pesci, cantare il sole, il primo grande poema in
italiano, convertire il lupo, salvare il lebbroso. Ma tutto il resto, e l’impianto
stesso, no.
I
Minori dell’Umbria mettono in guardia: è una raccolta anonima, di ignoto
toscano, di storie tramandate e leggende dichiarate, messa assieme a fine
Trecento. Due-tre generaazioni dopo, cioè, la morte del santo. Un
“volgarizzamento”, a uso della pietà popolare. Non tutto inventato, sono
fioretti tra storia e leggenda, ma “per una loro utilizzazione occorre tuttavia
molta cautela”.
La
cautela dei Minori dell’Umbria si riferisce agli ultimi capitoli, per la
presenza di “motivi caratteristici della letteratura degli Spirituali, anche se
raramente in termini esacerbati” – l’edizione popolare francese li omette e
basta, fermandosi al cap. XL. Gli Spirituali volevano la povertà totale, in una
visione minacciosa dell’umanità, apocalittica, e contestavano il papa – specie Bonifacio
VIII, anche loro.
Una
lettura problematica. Trovandosi san Francesco equiparato subito a Gesù Cristo.
E al debutto con la scelta degli “apostoli”, dodici come quelli dei Vangeli. Gli
“apostoli” del santo comparati uno per uno a quelli del Cristo. Il traditore
compreso, che s’impicca. E un san Giovanni che s’innalza, “come un’aquila”,
alla saggezza divina. Questo san Giovanni è frate Bernardo di Quintavalle, su
cui i “Fioretti” molto s’intrattengono nei capitoli iniziali e che ha tutte le virtù:
è contemplativo (mistico), uomo d’azione, uomo d’ordine. Il santo viene deriso
per strada, colpito con sassi e fango, da vicini e compaesani, chiede l’elemosina,
si veste poco – un santo nudo.
Un
“altro” poverello di Assisi, masochista, e sadico – l’insistenza sul masochismo
è perfino vizosa. I “Fioretti” sono anche all’origine dell’oleografia del santo
perennemene malato e assorto in preghiera, mentre fu gigantesco organizzatore e
costruttore, viaggiatore intrepido e uomo politico avventuroso.
Un’aneddotica
molto inventata e alla buona, come i francescani si pretendono. Che però non lo
sono. Litigiosi al massimo, su questioni grandi e piccole – naturalmente sempre
di religione
È
un san Fracesco comunque di sbieco, in questi suoi “Fioretti”. Come uno che “è
stato”. Ha preso discepoli, ha fondato conventi e, soprattutto, ha creato una
gerarchia, di per sé vivendo sempre ritirato e in preghiera. I “Fioretti”
stabilizzano i suoi “successori: Bernardo, Leone, Masseo, santa Chiara, e
Rufino. Con tutta l’idoleogia stolida, non sovversiva in realtà, del francescanesimo.
Il successore Elia, che fu deposto nel 1239 - da papa Gregorio IX, fedele di
san Franecsco, protettore dei francescani - e si schierò con Federico II contro
il papa, viene riconvertito in morte.
San
Francesco d’Assisi, I fioretti, edd.
vv., free online
Folio, pp. 123 € 2
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