martedì 8 dicembre 2015

A nozze con la semplicità

Un film incredibilmente semplice. E bello: tirato via per la tv, ma forse è meglio, non sembra recitato. Facce tutte espressive, dialoghi non di maniera, in dialetto se ci vuole, situazioni reali, quali avvengono quotidianamente. In un apologo a lieto fine, sullo sfondo fatato dell’Alto Jonio cosentino. La ragazza di paese che studia a Roma ma non impara e non ha mestiere. Sprovveduta sentimentalmente - s‘innamora non corrisposta - fino a restare incinta.  La zia vedova, e con un figlio pazzo, che è un rifugio, e un deposito di saggezza. Il giovane matto, che gli amici difendono coi denti, altra storia di paese veritiera, normale, sarà l’angelo della storia, per la fede che lo agita, e il deus ex machina: la cugina, figlia di un ricco agricoltore, potrà sposare il giovane africano che lavora sfruttato nei campi del padre.
Una fiaba dall’impianto pretestuoso. Di angeli neri e ricchezze vuote, quasi a tesi. Che però Avati, con più smplicità che in altre sue storie del piccolo-reale mondo di provincia, incarna in persone e situazioni vive.

Pupi Avati, Le nozze di Laura

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