I
vecchi ci sono tutti, nemmeno troppo invecchiati, Solo, Organa, Snoke, e il
popolo animale. Il droide è nuovo, un simpatico pallone, del tipo “palla pazza”
- ma c’è pure, e risulterà risolutivo, pure il vecchio. Non ci sono i Jedi, ma
c’è un Obi Max von Sidow, che forse rivedremo. Gli effetti sono perfino moltiplicati,
di guerre stellari e terrestri, con fughe, duelli e catastrofi spettacolari.
Ma, forse a causa delle Torri Gemelle e di Parigi, si delibano come uno
spettacolino: niente più altri mondi, seppure fantascientifici, l’unico filo è
vediamo come va a finire.
La
novità è che la Forza è femminile. Han Solo finisce qui: è padre, non lo sapevamo,
e i genitori vanno uccisi, Freud elementare. Il suo parricidio viene punito da
Rey, Daisy Ridley, la diva della nuova serie: una Harrison Ford più temeraria,
anima da sola la Resistenza. Anzi, le novità sono due: lo storytelling (vediamo
dove va a finire) prende il posto della passione, politica, morale – gli anni
1970 della serie storica sono remotissimi.
Luke
si fa ritrovare da Rey alla fine, il doppio del vecchio Mark Hamill, muto, su
un’isola di pietra - la Skellig Michael prospiciente la contea di Kerry in
Irlanda. Probabile pacifista?
J.J.Abrams, Star
Wars. Il risveglio della Forza
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