Ci
vogliono in media cinque mesi in Germania – secondo il Bamf, l’ufficio federale
per le migrazioni e i rifugiati – per completare la pratica di un richiedente
asilo. Un po’ di meno della media se il richiedente asilo è siriano, molto di
più per i balcanici e i somali, anche dodici mesi.
Il
Bamf dice gli immigrati tutti contenti e
riconoscenti. Perché sono ospitati, e hanno un fondo spese di 400 euro al mese.
L’Italia ne spende di più, 30 euro al giorno per immigrato, 900 al mese. Ma non
vanta primati. Forse perché li spende per il tramite del volontariato o terzo
settore, che è un po’ una piaga: molta approssimazione e qualche imbroglio.
D’altra
parte la pratica in Germania non è semplice Necessita da assistenza legale, costosa e non
gratuita, e le richieste d’asilo, se non sono di siriani, vengono respinte alla
prima istanza. Bisogna fare appello, e l’appello può prendere – prende di
solito - tre anni. Mezzo milione di immigrati vivono in Germania ancora come
richiedenti asilo.
L’accoglienza
non è agevole. Specie in senso stretto: come salvataggio in mare o pronto
soccorso alla sopravvivenza, invece che come
ricerca di persone da integrare, con politiche mirate all’accoglienza nei paesi
di partenza, come facevano gli Stati Uniti, l’Australia, il Canada. E tuttavia
si qualifica diversamente: generosa in Germania dopo l’uscita di Angela Merkel un
mese f a, micragnosa in Italia. Che però spende di più, in totale e per immigrato.
L’accoglienza
è soprattutto un fatto d’immagine. L’Italia, che non soltanto spende di più, ma
in mare per anni ha attuato bene una rischiosa missione salvataggi, può venire
liberamente oltraggiata, la Germania adottata come terra promessa. Senza
sostanziali differenze alla base del giudizio. Gli immigrati, gli africani
soprattutto, traviati dal nazionalismo furbo della decolonizzazione, sono
oltraggiosi e non collaborativi. Lo sono qui come in Germania. Dove però vengono
tenuti sottoposti alla legge, non si fa buonismo.
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