Dante
–
È stato all’Indice dei libri proibiti dalla chiesa, col “De Monarchia”,
prontamente nel 1559, appena l’Indice fu creato a Roma da Paolo IV – ma già era
all’Indice a Venezia, a Parma, in Spagna, e in generale da sempre sospetto a
canonisti e teologi. E c’è rimasto fino a recente, fino all’abolizione dell’Indice
stesso. Prima dell’abolizione c’era stata una riabilitazione del “De Monarchia”,
ma senza la cancellazione del libro dall’Indice. L’aveva pronunciata il papa
Benedetto XV nel 1921, anno dantesco, per i seicento anni dalla morte. E a fine
1965, altro anno dantesco, dopo la conclusione del Concilio Ecumenico, da Paolo
VI, con contorta prudenza.
L’Indice ha lambito anche la prima
cantica della “Commedia”, l’“Inferno”. Non direttamente, e tuttavia
insistentemente. Mettedo all’Indice vari saggi che trattavano dell’“Inferno” -
tra essi “La commedia illustrata” di Ugo Foscolo, pubblicata a Londra nel 1825.
E con qualche ombra sul canto IV, il castello degli “spiriti magni” del passato
classico nel limbo.
È un imperialista repubblicano. Nella “Commedia”
e nel “De Monarchia”. Con lodi perfino esagerate di Catone, il grande
oppositore di Cesare nel nome della patria repubblicana, ma senza condannare Cesare.
Di cui anzi Giustiniano nel “Paradiso” tesserà l’elogio – dopo esse4rfsi presentato
quale “Cesare fui e son Giustiniano”. Come un prima e un dopo, ma non in antitesi,
anche se si sono combattuti.
Una concezione politica apparentemente
bislacca: la società e la storia repubblicane che preparano l’impero. Ma non
superficiale: il tema dell’unità (impero), dello stato o nazione mondiale, era
stato e sarà oggetto di molte utopie.
D’Arrigo
– Il
suo opus di una vita, “Horcynus Orca”,
concepisce come un nostos, il
ritorno. Nella dedica alla
riedizione, nello “Specchio” Mondadori, 1978, della raccolta poetica “Codice
siciliano”: “A Jutta\ da questo lontano principio\ del nostos horcyniano”. Da “siciliano emigrato”, sia pure solo a Roma,
Un richiamo di fonemi, odori, sapori, luci, venti, miti, così in effetti si
potrebbe leggere “Horcynus Orca” - “In sogno volo\ sul
mare ventilato dalla luna”.
Lettura - “Aborro quasi tutto ciò che leggo”,
Leibniz ebbe a scrivere a un amico. E non viveva in questo millennio. Può essere
esercizio faticoso.
Mogli – Anche Kurt Vonnegut era sua
moglie, l’intrepida Jane, rivela il “New Yorker. Da cui forse per questo lo
scrittore poi si separò. Dopo il successo, a lungo cercato senza esito, finché Jane
non s’inventò la formula narrativa del “Mattatoio n.5”. Ginger Strand, cui si deve
“The Brothers Vonnegut: Science
and Fiction in the House of Magic”, cultrice quindi della materia, spiega che
Vonnegut fu infine scrittore con e
grazie a Jane. Specie per il suo primo coinvolgente racconto, il “Mattatoio”. Jane è anche la Alice di “Slapstick – Alice
storica era la sorella di Vonnegut, di cui Jane e Kurt adottarono i quattro
figli alla morte prematura, in aggiunta ai tre che già avevano - la “troppa
famiglia” portò subito dopo Kurt all’allontanamento da Jane fino al divorzio.
Mussolini
imperatore – È opera satirica di Marco Ramperti, futurista,
fascista, benché sarcastico con gli “intellettuali di regime”, e repubblichino,
fino alla condanna per collaborazionismo – sedici anni (non espiati grazie all’amnistia
di Togliatti qualche mese dopo). Opera del 1950. Contro Mussolini – “mai avuto
amor pel dittatatore d’Italia” - e
contro i converiti all’antifascismo dopo la Liberazione.
Dopo l’amnistia, Ramperti poteva fare il giornalista per Rizzoli, ma scelse di vivere barbone alla
stazione Trmrini, vendendo sigarette di contrabbando.
Napoleone – Non ha avuto
buona stampa, eccetto che in vita. Né celebrazioni: gli scrittori che più lo
ammirarono, in un secondo momento si sono pentiti. Stendhal si provò più volte
a scriverne la vita, anche per ragioni di bilancio, nella Restaurazione il
genere andava, ma no se la sentì. Lo ammirava in vita, ma poi ebbe qualche
ripensamento. Manzoni ne fu entusiasta, nel quadro del suo francesismo di
gioventù. Il “Cinque Maggio” non pubblicò per non insospettire gli austriaci a
Milano, e poi lo fece sotto pseudonimo, tanto lo riteneva elogiativo. Ma già al
tempo dei secondi “Promessi sposi”, 1840, se ne era deluso: non un liberale né
un rivoluzionario, solo un generale della “guerra lampo”, si sarebbe detto poi.
E lo accomuna a Cesare, che non ha in
simpatia, come tutti i dittatori. Tostòj
lo ridimensiona già mentre ne scrive, nei quattro-cinque anni di gestazione di
“Guerra e pace”. I grandi letterati, arrivati a lui sul’onda del’entusiasmo
popolare, finivano per scoprirne le debolezze.
Pasolini - Non ci sono stati studi per il quarantennale,
tra i tanti che ingombrano le librerie, e non si pubblicano ricordi e ricostruzioni
(per esempio “Come non ci si difende dai ricordi” di
Nico Naldini), sulla sessualità di Pasolini, che pure ebbe tanto peso nella sua vita e lo ha nell’opera.
Una sessualità ossessiva ma limitata a rapporti a pagamento. Che peraltro
sembra esaurire tutta la carica erotica: niente amori, niente amicizie. Con una distinta propensione sadica da ultimo,
come rifiuto (vergogna, peccato) della sessualità stessa, ridotta a potere, nei
film “Salò Sade” e nel progettato “Porno-Teo-Kolossal”.
“Salò-Sade”
fa una parodia del nazismo, della forza come castrazione, della degradazione
dei giovani e del corpo, che però ne è un elogio. Violento. Al modo, tolta la
merda, di Leni Riefenstahl, che è proibito vedere: le vittime fa bei santi
Sebastiani, mentre il nazismo era feroce, con i deboli. E gioca con la magia, intima
al nazismo, il numero quattro che ha preso da Zolla innocente, il simbolo della
croce. Monumentale prospettando come sacrale, altro nazismo. E turgori che solo si animano tra cuoio e
misteri. Per l’assonanza Salò-salaud, da dannunziano modesto? Ma c’è
compiacimento.
Verosimiglianza – “Uno
sguardo dal ponte”, sia al cinema che in teatro, anche nella ripersa in corso a
Roma, “aggiornata”, è storia improbabile. Anche quando è molto ben recitata,
sia nel film di Sidney Lumet sia in questa rappresentazione di De Capitani. Improbabile
un dramma centrato sulla gelosia di un portuale italo-americano verso i giovani
immigrati suoi ospiti. Geloso del rapporto di uno di essi con la sua giovane
nipote, che sospetta inteso strumentalmente, per ottenere la cittadinanza
americana. Una gelosia talmente acuta da restarne vittima. E tuttavia Arthur Miler
si è basato un fatto di cronaca.
leterautore@antiit.eu
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