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sabato 19 dicembre 2015

Letture - 239

letterautore

Amore – Nel Settecento veniva senza veli. Prima cioè delle “tendine alle finestre” (Virginia Woolf, “Orlando”): dell’amore romantico e dei pudori biedermeier. Haendel, col librettista Metastasio, abate, così lo declinano in “Poro, re dell’Indie”:
Cleofide, l’amata: “Caro amico amplesso!\ al mio seno,
Poro, l’amato: “Dolce amico amplesso! al core oppresso,
Cleofide e Poro: “Già dai vita e fai goder”.
Il duetto così si concluderà, dopo alterne vicende:
Cleofide: “Caro, vieni a’ mio seno\ Dopo tanto soffrir!\ Sento ch’io vengo meno\ Per un sì gran gioir”.
Poro: “Cara, torno al tuo seno\ Dopo tanto soffrir!\ Scaccia si bel sereno\ L’ombra del mio martir”.
Coro e tutti quanti: “Dopo tanto penare\ È più grato il piacer;\ Chi sà, costante amare,\ Rende immenso il goder”.

Dante – Fu anche un pagano, nella forma rinascimentale, da proto umanista. Rivendicato per tale da varie correnti di pensiero, ma non solo. Gli “spiriti magni” dell’antichità elegge a profeti del cristianesimo. Dal pagano Virgilio si fa guidare alla salvezza. Il tradimento di Cesare appaia nell’ “Inferno” a quello di Cristo: Bruto e Cassio “latrano” nel punto più profondo della dannazione, al canto XXXIV, insieme con Giuda.

Egemonia – Si sentono a Radio Tre interlocutori dotti, specialisti, professori, che danno all’Is la “forza della novità”,  l’attrattiva dell’idealità,  il fascino dell’azione, la forza di attrazione della violenza. Tutte le approssimazioni che si leggono sul web meno che l’essenziale.
Le danno a un agitato Gr 3 del mattino, di conduttori marcianti e squillanti, che troncano le frasi per “dare ritmo”. Saranno quindi gli esperti in sintonia col rinnovamento, col tentativo di radio Rai di tenere il passo delle tendenze  - non c’è più comunicazione ma show, esibizione, agudezas. Però in quella rete sempre saldamente centrata sull’egemonia culturale (noi e nessun altro), suonano sinistre. In tempi di mercato e di trend, l’egemonia dev’essere di tendenza anch’essa? Cioè liberista, consumista, sciocca?
Ma la disinvoltura del Gr 3 dà quasi l’allegria. Nelle plumbee Radio e Rai Tre, dove tutto si vuole di sinistra mentre è di destra, e anche molto di destra, in economia, in politica, e nel linguaggio. E si celebra come un rito funerario, catacombali solitamente anche i toni, da sacrestia, da estrema unzione, di conduttori e ospiti ugualmente – ospiti se hanno passato la “prova sezione”. Che dispensano sospirando paccottiglia, placcata malamente, similoro pretenzioso. Ma senza sosta, un martellamento cavo e sinistro, ogni giorno, ogni ora. È – si dice, si vuole – di sinistra l’organizzazione della cultura: l’egemonia è una cordata, un gruppo di potere?

Questa egemonia si contenta di squalificare la cultura dominante come “altri”, nemmeno degni di nome, i residuati. È un forma di superbia, da vecchia zia che spregia i mortali da cui è tenuta in vita, dall’alto di un suo personale iperuranio.
In Francia, in Germania, in Inghilterra si riconosce che la sinistra non è sconfitta per caso ma perché non ha più egemonia (non sa che pensare), la quale non è un diritto ma una battaglia rinnovata da vincere. In Italia c’è una cultura al potere che non sa e non conta nulla: ignorante per essere cieca, e piena di sé. La debolezza dell’Italia è in questa schizofrenia? Girare per una libreria Feltrinelli dà i brividi.

Figli – Accanto alle “mogli” – le vere autrici – si schierano ora anche i figli? Alessandro Quasimodo, l’attore e regista, figlio non amato che si libera dei cimeli del padre, ha suscitato le ire del “Corriere della sera”. Paolo Di Stefano l’ha accusato di avidità. Ma potrebbe trattarsi anche qui di un caso di “moglie”. La moglie abbandonata di Quasimodo, Maria Cumani, anche lei poetessa, nonché danzatrice, e madre di Alessandro. Quella del figlio sarebbe una vendetta per conto della madre.
Però, sua madre non è la sola vittima di Quasimodo, Alessandro si sta lasciando sfuggire la vera vendetta. Non c’era solo “l’amante di Stoccolma” che indispettisce Alessandro, quella la cui compagnia Quasimodo preferì alla moglie per ritirare il Nobel. Nel 1935, quando trentacinquenne se la faceva con Sibilla Aleramo, cinquantanove, aveva contemporaneamente: una moglie, un’amante, Amelia Spezialetti, alla quale stava facendo la figlia Orietta, e altre passioni femminili. Aleramo gli serviva, uno. Due: papà era un galletto. La sua moglie all’epoca era Bice Donetti, cassiera di bar, anche lei più attempata di lui – che poi è morta, nel 1946. Del resto Alessandro è nato nel 1939, quando Bice Donetti ancora non era morta.
Anche lo zio di Alessandro, Elio Vittorini, era incostante. Aveva preso Rosina Quasimodo ventenne, la sorella del futuro Nobel, con la “fuitina” (la notte a letto insieme fuori casa) a Siracusa. Poi, dopo pochi anni, l’aveva progressivamente abbandonata per Ginetta Varisco, gentile milanese.
Notevoli pure i figli di Vittorini, entrambi con Rosina – che però non lo odiava, si risposò felice anche lei: il primo, Giusto Curzio, fu chiamato così in onore, nel 1928, di Curzio Malaparte, il secondo, Demetrio, è anglista e felice biografo del padre e dei Quasimodo.

Madri – È genere ora ubiquo: diffuso, anche se caro, e multiforme, con le surrogate, la procreazione in vitro, l’inseminazione artificiale. Vi si esercita anche Dacia Maraini, su due lunghe pagine del “Corriere della sera”, a proposito delle madri surrogate, o gestazioni in affitto. Con questo esempio: “Perfino la Madonna che, secondo la narrazione cattolica, ha concepito un figlio per conto terzi – ovvero lo Spirito Santo – l’ha però donato, da accudire, con meravigliosa fiducia e rispetto, al proprio compagno di vita”.

Maledettismo - Aldo Nove insulta il suicida di Civitavecchia: “Che cazzo sono «sti risparmi»?” Eccetto i suoi naturalmente. Che cosa non si fa per uscire sui giornali? È il maledettismo di oggi, per un cent in più. 
Nove ha annunciato anche di avere lasciato facebook: nuova notizia. 

Pasolini – È voluto diventare da ultimo un personaggio televisivo. E non a fini pubblicitari, promozionali, essendo già un monumento. A “Carosello”, con la sua voce. A “Terza liceo” di Biagi, per raccontarsi bugie coi coetanei bolognesi. Col birignao antitaliano. E magisteriale sempre. Per un bisogno d’ordine?
Le ultime immagini legate a “Salò, Sade”, il film e le tante interviste con cui lo ha accompagnato, lo danno soddisfatto. Uno che sapeva che le rappresentazioni di sadismo sono sadismo. Come il marchese era diventato totalitario, di un’idea sola, semplificata – non più smarrito o isolato, quale figurava prima. Con la passione per san Paolo, che del clericalismo è quintessenza, uno che voleva giudicare gli angeli, nel mentre che declamava il sacro. Ma con lo sguardo assente, introspettivo: da disadattato, malgrado il didattismo. Il lettore scafato rinviando inevitabilmente a Malaparte – è Malaparte l’inventore del genere, il monito al lettore.


Vangeli – Sono molto femministi, in effetti. Per l’epoca perfino bizzarri, come nelle religioni orientali, culti egiziani inclusi. Mentre sono avulsi dalla tradizione ebraica e da quella greca. Anche nei modi di dire.

letterautore@antiit.eu

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