Non
è terrorismo. Non è nemmeno fondamentalismo, una visione radicale ed esclusiva
della propria religione. O meglio sì, questo è proprio l’islam: terrorista e
fondamentalista. Esclusivo, implacabile, e sempre in guerra. Dove è tenuto in
punta di bastone, è servo obbediente e compiacente. Mantiene sempre viva la
riserva mentale, non c’è mussulmano di cui fidarsi, ma ha il senso della
convenienza, perché ha forte ed esclusivo il bisogno del guadagno, più che un
beduino è un commerciante. Se accettato in casa se ne impossessa. Se la casa
non è difesa se ne impossessa. Adonis va come un bulldozer sull’islam.
Sessant’anni fa se ne era liberato, lasciando Damasco per Parigi, e ora se lo
ritrova di nuovo in casa: è indispettito e implacabile. Una religione e una
lingua che non hanno la aprol libertà, e nemeno repubblica. Una religione
violenta “per natura”. “Anche Dio parlò col diavolo”, l’islam si vuole puro e
duro. Un mondo che ha semrpe perseguitato, condannato, esiliato, crocefisso i
suoi poeti, filosofi, legisti, uomini di fede.
Una
requisitoria, in forma di intervista, con un interlocutore peraltro possibilista,
implacabile, senza mai una concessione, neppure minima. Che si rigetta sul
presupposto che tutti siamo uguali, ma che, con minime eccezioni, non si riesce
a controbattere. Non c’è da obiettare a un mondo arabo in cui, oggi scopertamente,
“si politicizza la religione e si
sacralizza la politica”. Le violenze non sono
inventate, e sono senza limiti, a Adonis basta elencale: stragi, a preferenza
di inermi, scuole, mercati, luoghi di culto, assassinii, sempre a tradimento,
di persone indifese, saccheggi, sradicamento della memoria, e il libero
commercio delle donne, al mercato e in famiglia. Si rapiscono di preferenze le
donne bambine perché si vendono più care, dice Adonis, ed è vero, non è
propaganda di guerra.
Le primavere arabe sono state un atto generoso. Ma la mancata coscienza
della necessaria laicizzazione della politica le ha votate al fallimento: gli
interessi religiosi, interni ed esterni, ne hanno approfittato: “Non si può, nel contesto di una società come quella araba,
fare una rivoluzione se questa non è fondata sulla laicità. Il secondo errore,
poi, è stata l’alleanza organica fra i ribelli che si sono intestati questa
sedicente rivoluzione e le forze straniere. Perché invece di considerarsi
indipendenti, i ribelli erano strettamente legati a forze straniere”. Amiche e
alleate dell’Occidente –
Adonis non lo dice ma si sa. “Risultato: anziché destabilizzare i regimi dittatoriali, hanno
distrutto i loro paesi”.
Adonis procede con
netto spirito laico ma rispettoso della religione e della storia. Nell'islam c’è
un'ortodossia, come no, quella dei sunniti, “che accettano soltanto una lettura
letterale del Corano. Senza interpretazioni metaforiche o simboliche. Per questo
non c’è spazio per arte e poesia tra gli ortodossi, c’è soltanto la
giurisprudenza. La cultura del potere e della sua conservazione, a qualunque
costo” . Perché il monoteismo nel Medio Oiente? Un solo potere in cielo e un
solo rappresentante in terra. Questa tesi, che è la tesi del monoteismo,
riflette il trionfo dell’economia e del potere terreno. L’islam ne è l’ultimo
esempio. “Un solo potere in cielo e un solo rappresentante in terra. Questa
tesi, che è la tesi del monoteismo, riflette il trionfo dell’economia e del
potere terreno. L’islam ne è l’ultimo esempio”. Perché l’islam? “L’islam è nato
in una città commerciale, La Mecca. Questa società di mercanti aveva bisogno di
un solo capo per far trionfare lo spirito del commercio. Era una società che desiderava
unificare le tribù sotto il vessillo di un solo potere”. La jihad non è una vera guerra, la
Conquista fu facile per un insieme di
circostanze favorevoli: “il mondo antico era superato. I bizantini avevano
lasciato un mondo prosciugato. La Siria aprì le proprie porte ai musulmani.
Esasperato dai bizantini, il popolo di Damasco, composto in gran parte da
nestoriani oppressi, vedeva i musulmani come salvatori e li accolse a braccia
aperte. Di pari passo con le loro vittorie, cresceva la ricchezza dei
musulmani, che grazie al denaro accumulato divennero potenti. Si può persino
dire che furono fortunati, perché non incontrarono mai dei veri nemici, né dei
grandi eserciti. Gli arabi, all’inizio, non dovettero mai combattere una vera e
propria guerra , in ogni caso non una guerra nel senso greco o romano del
termine”.
A
85 anni “Adonis”, il poeta e saggista siro-libanese nato mussulmano, Alì Ahmed
Said Esber, in esilio dal 1957, dopo sei mesi di prigione, dapprima a Beirut
poi, dopo l’invasione del Libano nel 1980, a Parigi, oppositore del
regime baathista al potere da allora in Siria (un regime “socialista” finito presto sotto
il controllo del generale Assad, che lo ha lasciato in eredità al figlio
Bashir), ha l’occasione per farlo e le dice tutte, tutte insieme: l’islam è un
altro mondo, ed è invadente. Adonis è nato politicamente nazionalista arabo, e
lo è tuttora, ma non vede salvezza in questo suo mondo sotto la sferza
dell’islam. È stato ed è poeta dell’ingiustizia, la guerra, la dittatura, la
miseria, uno sempe presente al suo popolo, e tuttavia senza più speranza. Il
suo è un atto di difesa, il rigetto di un uomo e un poeta sopraffatto: “Una
rivoluzione che si propone di cambiare le cose non può distruggere il suo
paese”.
Un
attacco in forma anche di scoperta, con effetto sorpresa. Con un altro senso
che quello di Oriana Fallaci, perché viene dal di dentro, e perché,
soprattutto, sa di che parla. Forte cioè dell’ignoranza dei fatti altrui che
può ributtare sull’Europa, l’Italia, il nostro stesso mondo di intellettuali.
Incapaci di studiare o anche soltanto di viaggiare, arroccati in difesa sotto
l’ombrello dei diritti uguali per tutti.
Adonis,
Violenza e islam, Guanda, pp. 200 €
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