Le cattive
notizie che non fanno notizia:
Il pil cresce meno del previsto, e nel
terzo trimestre meno dei primi sei mesi.
Il pil
cresce (poco) solo per i consumi, niente investimenti.
Il pil
torna a crescere, ma sotto la medie dei paesi più industrializzati: negli ultimi
dodici mesi è stato dello 0,8 per cento, contro l’1,2 in Francia, l’1,7 in
Germania, l’1,6 della media Ue, il 2,3 degli Usa.
Gli occupati
erano 23 milioni 200 mila ad aprile del 2008, sono a fine novembre 22 milioni
443 mila.
I 900 mila
occupati in più degli ultimi tre anni sono ultrasessantenni: tutti quelli cui
la riforma Fornero ha innalzato l’età pensionabile.
I 750 mila
nuovi posti di lavoro nel 2015 sono regolarizzazioni di antichi rapporti,
grazie agli abbuoni fiscali e parafiscali.
In questo
quadro i posti di lavoro fissi sono aumentati di poco: da 14 milioni 587 mila a
dicembre, prima degli sgravi, a 14 milioni 715 mila - di 128 mila unità.
Il tasso
di occupazione in Italia – persone sul mercato del lavoro rispetto alla
popolazione in età lavorativa – è in Italia di dieci punti sotto la media
europea.
Le agenzie
di rating non promuovono il debito italiano..
Continua
la falcidie degli esercizi commerciali diffusi, in parte per la concorrenza delle
grandi superficie interamente liberalizzata (privilegiata), in parte per una
ripresa lenta dei consumi: una media di trenta chiusure giornaliere.
A settembre
e nel terzo trimestre la produzione industriale registra un incremento dello 0,2
per cento, malgrado il calo di agosto. Ma è tutto effetto della produzione,
peraltro limitata, delle auto Fiat-Fca.
I prezzi
alla produzione dell’industria sono in calo ancora a ottobre. Di uno 0,1 per
cento rispetto a settembre, di un - 2,9 rispetto a ottobre 2014. La situazione
è di deflazione.
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