In
Libia e in Siria, come già in Egitto, si cerca un generale - un risolutore. E
se necessario anche in Irak, se il regime eletto non sarà in grado, come
sembra, di superare le sue divisioni paralizzanti, le fazioni etniche,
religiose, e tribali.
Dopo
le primavere arabe, si torna al regime politico paramilitare che ha
stabilizzato il Medio Oriente per mezzo secolo, a partire dal nasserismo in
Egitto, 1954-1956 - e prima ancora del kemalismo in Turchia, la prima
modernizzazione di un paese islamico. In assenza di una forza politica
affidabile, si cerca nelle forze armate il fulcro di uno Stato in grado di
contenere le spinte faziose e imporre la modernizzazione politica dell’islam
stesso.
Non
ce n’è una dottrina, ma le coalizioni per la Siria e la Libia si muovono in
questa prospettiva. Non c’è altra soluzione che militare, e non c’è all’interno
una forza politica su cui fare affidamento. Obama, che è all’origine del
rigetto del bonapartismo in favore delle primavere, accede al ritorno al
bonapartismo nel momento in cui fa dichiarare dal Pentagono la guerra
necessaria. Il rinnovato intervento Usa in Irak va anch’esso in questa
prospettiva, benché legato per la facciata a un invito del governo iracheno.
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