Sarà
un uomo di Alfano il candidato del Pd al Campidoglio a maggio. Forse nella
stessa persona di Marchini. Il Pd presenterà un candidato di facciata, il voto
dei renziani confluirà sul candidato di Alfano. In una sorta di divisione delle
capitali: Milano a Renzi, Roma a Alfano.
È
il senso del rifiuto dei Democratici di punta a Roma, da Zingaretti in giù, a
candidarsi. Del mancato accordo fra Marchini e il centro-destra berlusconiano.
Della nomina di Tronca, alfaniano di stretta osservanza, a commissario della
capitale. Delle nomine di Tronca, tutte legate al ministro dell’Interno: non
c’è angolo, anche il più in ombra, dell’amministrazione romana che Tronca non
abbia occupato con vice-commissari, anche molto mediocri, dell’Ncd.
Roma
ha un precedente di voto Pd disgiunto: nel 2008, quanto Rutelli perse con Alemanno
perché la parte ex Pci del Pd non lo votò. Ora è la parte ex Popolari che fa
una diversa scelta, scottata dal tentativo di Marino di spossessarla dei poteri che detiene. Ma invece di astenersi voterà il candidato di Centro, per evitare il rischio Grillo.
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