sabato 5 dicembre 2015

Secondi pensieri - 242

zeulig

Anima – È senza cuore – un centro, un punto o un meccanismo di riferimento. Descartes la pensava nella ghiandola pineale, ma nessuno ce l’ha trovata. A Francis Crick morente piaceva supporla nel claustro, striscia di cellule nervose sotto la neocorteccia – nei due claustri per essere precisi, uno alto destro e uno sinistro, appena sopra le orecchie, nel centro del cervello. Ma i neuroanatomisti non ce l’hanno trovato.
Ma c’è: non è una cosa ma un luogo. Il claustro ne è il luogo. L’anima è il luogo della volizione, sentimenti compresi quando non sono passionali, compulsivi.

Bellezza - Per Choderlos de Laclos, per il quale “è la maniera d’essere che fa sperare il godimento più delizioso”, uno che se ne intende, la bellezza è delle donne, ed è bella la donna vergine, alta, forte. Per Heisenberg la bellezza è la conformità delle parti l’una all’altra e al tutto, e un teorema tanto più è bello quanto più è semplice. Ma Francis Bacon, che anche lui se ne intende, è risoluto: “Non c’è bellezza eccellente che non abbia qualche stranezza nella proporzione”. E dunque? “Nulla di più stupido che concludere”, dice Flaubert, l’“idiota della famiglia”.

Corruzione – “Latifundia perdidere Italiam atque provinces”, è la lezione di Plinio: Roma si perde quando si adagia sugli usi delle province – la tribù, le rendite, le riserve. La civiltà – la storia – muore se cessa l’irrigazione dal basso verso l’alto, di uomini e forze nuove. Ma la spinta va incanalata: in basso è barbara – più barbara.

Destino – Ineluttabile forse, e inflessibile, come lo vuole Seneca – “siamo tutti schiavi del destino” - ma è la storia: non avviene prima, né dopo.
Si chiama destino quando è un “errore” della storia, uno sviluppo non voluto? Di fatto, la storia è lo stampo che l’uomo libero appone al destino – un suggello mobile, un cartiglio caleidoscopico.
Il “ducunt fata volentem, nolentem trahunt” di Cleante-Epitteto-Seneca non impedisce la rivolta. La massima si può tradurre “chi vuole compie il suo destino, chi no lo stesso”, ma non necessariamente secondo un disegno preordinato.

Dio - Fare il professore e vivere in Dio non è possibile a nessuno, è insegnamento di Meister Eckhart.

Erodotaggio -  O curiosità per l’eccentrico. Lévi-Strauss è contro, in quanto esotismo facile. Ma lo ritiene utile come pietra d’inciampo, antenna, avviso.

Femminismo  - Il destino della donna è di essere di più, in ogni forma conosciuta, affabulatrice, cacciatrice, incantatrice, samaritana, meretrice, e madre, in terra e in cielo. È l’idea stessa della bellezza, cioè della vita: così è dall’“Iliade”, il poema della forza, dove sempre si combatte per questa malia sovrana. Oggi è diverso, la donna è immolata al femminismo e alla cancellazione dell’NN. Sparisce con l’NN la legittimità, con la figliolanza legittima svanisce la madre e la donna, in quanto essere unico: dalla custodia della legittimità, la purezza del sangue, la donna traeva misteriosa la sua forza. Ma i fondamentali restano, vanno solo riorganizzati. “Lasciatemi morire!”, cinguetta Arianna abbandonata da Teseo con Monteverdi, e si sa che intendeva il contrario.

Galileo - “Provando e riprovando”, il motto dell’Accademia del Cimento che intende rinnovare con Galileo il pensiero scientifico, è di Dante, “Paradiso”, III, 3

Lost in translation – Fa senso – è un’altra realtà – leggere sul “New Yorker” l’introduzione di Jhumpa Lahiri alla sua prima raccolta di narrazioni in italiano, “In altre parole”. Le stesse considerazioni assumono in inglese, a New York, su quella rivista, altre connotazioni. Il senso della metamorfosi per esempio. Il senso della realtà-irrealtà – in fisica si direbbe della “complessità” - di una lingua acquisita, in cui viene spontaneo esprimersi, seppure con difficoltà. E anche, per la scrittrice, figlia di una poetessa bengali emigrata negli Usa e rimasta estranea all’inglese e all’America, la convivenza che si penserebbe impossibile tra una lingua materna che parla ma non padroneggia, l’inglese con cui è cresciuta, ha studiato e ha scritto, e l’italiano che ha voluto adottare, quasi un campo di vita e di esercizio neutro. Ma non c’è il campo neutro. Non c’è una lingua neutra. Lahiri, che ha vissuto questa impossibilità (peraltro non cercata), lo dice meglio: si vivono più vite contemporaneamente. La metamorfosi, che adotta a schema del suo prologo, implica non una successione di vite o modi di essere, ma la loro contemporaneità.
Nel remake di sé, in questa rinascita voluta da lei stessa, la scrittrice non sa o non vuole vivere le due lingue-vite intercambiandole. Anzi non lo ritiene possibile – il suo libro italiano si pubblica inglese tradotto da un traduttore. Ed è vero: lo stesso testo è diverso in italiano e in inglese.

Mutamento – È l’unica costante dell’anima – come anche l’immutabilità. È la costante della vita in realtà, su un fondo di persistenza, che continuamente si rinnova: si ricostituisce, talvolta variando. Si può dire il mutamento il meccanismo della persistenza..

Personaggi – “Sono come Melchisedec, senza padre né madre, anche se si occupano intensamente di genealogia”: Zolla lo dice dei personaggi di Tolkien, introducendo “Il Signore degli Anelli”. Ma è vero di ogni “personaggio”, che è una scultura.

Ragione – Più dissoluta della concupiscenza, la vuole Montaigne. Per le tante scorribande che si è concessa e si concede, mentre la concupiscenza è a senso unico. Ma è vero pure in astratto, per essere la ragione un metro, di se stessa oltre che delle passioni.  

Selvaggio – Selvaggio è sempre il diverso, notava Montaigne. O non siamo noi stessi, da cui rifuggiamo?
È lo stato in cui storicamente siamo. Ancora, dopo tanta civiltà, come notava Frazer: “Le maggior parte delle istituzioni essenziali della nostra civiltà, se non tutte, hanno radici profonde nello stato selvaggio”. Che però può dirsi la condizione umana, se è la religione, il pensiero mitico, e lo stesso pensiero - oltre agli stati emotivi: passioni, sogni, visioni. 

Testimonianza – Si assume in giustizia come la prova principe, ma la procedura a Roma voleva che anche delle cose viste il testimone dicesse: “Mi sembra”.

zeulig@antiit.eu

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