Accoglienza
–
Presuppone un rifugio: un luogo adatto a ricevere. Sia pure un corpo – il
“seno”. Confortevole, quindi, guarnito. L’accoglienza deve essere un di più, di
mezzi e di capacità oltre che di intenzioni. Non nudo come si professa da
qualche tempo nei confronti degli immigrati clandestini per malinteso pauperismo
o uguaglianza. Non infetto, quale è moralmente per l’abuso dei contributi
pubblici. Non sguarnito moralmente (culturalmente), anche se nel segno dell’uguaglianza,
intesa come indifferenza: il profugo-transfuga-errabondo cerca un ubi consistam, non una negazione, sia
pure di sé. Che non è peraltro
generosità, solo inconsistenza.
Amico
di penna – È
stato il confidente dell’adolescenza, fino al tempo di Charlie Brown: remoto,
ignoto per lo più, e disponibile all’ascolto. Una sorta di eco benevola. Si
rinnova via internet a tutte le età e per tutte le situazioni. Delle incertezze
e i propositi adolescenziali non solo, ma anche di affari, affetti, o
semplicemente interessi comuni, condivisi. Fra identità dichiarate, più che
vissute – l’amico di penna è uno che si rappresenta. Ma non false: la corrispondenza
evidentemente riempie un bisogno di essere.
Un bisogno personale - non impersonale
come nei social, che sono invece un vero teatro. Gli amici di penna si
corrispondono come allo specchio.
Anima
–
È bianca più spesso, candida. Nera a volte. Ce ne sarà una anche a colori?
Anti-umanesimo
–
È una forma di umanesimo. Anticlassicista, antipositivista, ma umanista. La morale
dell’uomo che Heidegger evoca nella “Lettera sull’umanismo” è in realtà una quaestio, una domanda e una ricerca, nell’umanismo-antiumanista
– supposto – dell’era della tecnica.
Contagio
–
È del male. Della malattia, del cattivo esempio, della corruzione. Della
malvagità che sempre prevarica o ammorba, gli umori, le situazioni, gli stessi
eventi. Si vuole santo colui che effonde il bene ma non è contagioso: ogni
santità è circondata da debolezze e furfanterie. L’ipocondriaco è contagioso
senza rimedio: la potenza distruttiva della miscela di medicina preventiva e
obbligo di attenzione, tempo impegnato, fatiche, è incommensurabile.
Eternità – Durata?
Istante? Benjamin e Taubes messianisti propongono l’istante. Ma un istante
allora costante – come la felicità dello stesso Benjamin. È l’intensità: la
coscienza dell’istante.
Galileo- Rientra a pieno titolo nella sistematizzazione
dei secoli di Carl Schmitt, al cap. “Teologia politica” della raccolta dallo
stesso nome: “Chiaro e particolarmente significativo come conversione storica
unica è il passaggio dalla teologia del XVI secolo alla metafisica del XVII, in
quell’epoca altissima dell’Europa, non solo dal punto di vista metafisico ma
anche scientifico: la vera e propria età eroica del razionalismo occidentale”.
Il razionalismo occidentale nell’età eroica (Galileo) entro la metafisica e la
teologia. L’abiura è una questione di piccoli cabotaggi di potere.
Guerra
- Ce n’è nostalgia, distintamente, in Europa e
anche negli Usa. Della guerra coi botti e le distruzioni, missili, bombardieri,
esplosioni, cannoni, mitragliatrici. Immaginate, fantasmizzate. Dal papa, che
la evoca a ogni istante, anche di classe, ai media, e all’“uomo della strada”
che ne è vittima. Anche se combattuta non si dice dove né perché.
L’Europa ha una vera condizione di
guerra da quasi un decennio ormai, ed è l’impoverimento. Un disastro, che porterà
– ha portato - al “cannibalismo”, figurato certo. Col non voto, la protesta, la
distruzione della,politica e di ogni altra intermediazione sociale,
l’informazione e la giustizia riducendosi a sostanze corrosive. Ma, per quanto faccia
mote vittime, non è la guerra pirotecnica, coi morti per strada e le macerie.
C’è ansia per gli stati erratici di
guerra ma come un desiderio. Fino al papa, che continuamente la evoca, seppure
per riprovarla. La stessa guerra fredda, che invece fu un equilibrio del
terrore, in grado di non farla deflagrare, si vuole ora una guerra continua. Non
c’è invece un’analisi del periodo storicamente eccezionale, lungo ormai settant’anni,
in cui l’Europa ha vissuto in pace. Per l’appassire della sua millenaria ambizione
di potenza via via nei suoi protagonisti, la Spagna per prima, finita a Cuba, poi
la Germania, infine – Suez 1956 – la Francia e la Gran Bretagna, nel nuovo equilibro
mondiale, americano e globale. L’esame non si faper non obliterare quell’ansia-desiderio?
Natura - Anch’essa soffre, avrebbe detto san Paolo se se
ne fosse già ipotizzata l’assolutezza, “il gemito della creatura”. Da sempre,
prima del surriscaldamento globale. La natura che “si lamenta, geme, sotto il
peso della fugacità, della vanità”, è riflessione messianica, di Jacob Taubes. Ma
è un dato di fatto.
Peccato
– L’unico
modo di evitare un peccato è di commetterlo, così liberandosene, è principio gnostico.
Ma non libertino, logico – paralogico. Allora: si commetta un omicidio per
liberarsi del pensiero: il peccato è pensiero?
Social
–
Sono una piazza, come alla prima loro configurazione – poi soppiantata dall’uragano
Facebook. Dove ci si reca con gli abiti della festa, oppure dopo il lavoro, per
quattro chiacchiere e un drink. Ripuliti, rinfrescati, in tiro. Tutti belli e
buoni.
Niente più corrispondenze, seppure nella
rete delle “amicizie”, domandate e riconosciute: i social si vivono come autorappresentazione – ne sono il palcoscenico. Non c’è un dialogo, tantomeno il dialogo
plurimo che i social presuppongono: ognuno espone il suo banchetto, e tutti si
guardano, complimentandosi oppure no, ma serbando per sé il commento, sia pure
favorevole.
Storicismo – Percorre anche
il messianesimo. Che si può dire uno storicismo teologico, sempre comunque applicato
a forme della politica (eventi comuni). Di una particolare forma di
storiografia ma concettualmente imprescindibile – come l’umanesimo per
l’antiumanesimo.
zeulig@antiit.eu
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