Per molto meno - “non poteva non sapere” - hanno distrutto partiti,
carriere e persone, e hanno divelto le istituzioni. Per molto di più, l’abuso
dei risparmi di gente comune, non indagano e anzi assolvono preventivamente. È
successo al Consiglio superiore della magistratura, che è presieduto dal
presidente della Repubblica, e il fatto è ancora più grave, il presidente essendo
impegnato a disinnescare una commissione parlamentare d’inchiesta su Banca
Etruria, dove gli abusi si sono dolosamente consumati. Una prova di forza. E un
errore politico?
La prova di forza è nel sarcasmo con cui la richiesta di sanzione a
carico di Rossi è stata respinta dal Csm. Il Procuratore di Arezzo Rossi, titolare
dell’indagine su Banca Etruria, è amico dei Boschi e consulente di Renzi a
palazzo Chigi – nella persona del suo capo dipartimento affari giuridici, Antonella
Manzione, ex capo dei vigili urbani di Pietrasanta. L’incompatibilità tra
questi rapporti e l’inchiesta Etruria è evidente, ma non per il Csm. Perché, ha
detto il presidente della Commissione referente Renato Balduzzi: “Rossi ha assicurato
che nessun parente del ministro è indagato”. Che è invece il vulnus dell’operato di Rossi, la mancata
indagine sul consiglio d’amministrazione della banca.
Poiché Balduzzi è anche lui ex democristiano, si può pensare a un caso
di strafottenza confessionale. Sicuramente è un caso di potere manifesto e anzi
esibito, contro il quale saranno inevitabili contraccolpi, per quanto cieca o
acquisita possa essere l’opposizione, fuori e dentro il Pd, il partito di
Boschi e di Renzi. Che il Csm sia anche un organo costituzionale, super partes, questo, come si sa, non
conta nulla.
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