Distorta è sull’Europa anche – soprattutto – l’informazione.
L’attacco di Renzi al Consiglio europeo in corso oggi sul doppio gioco tedesco
con la Russia non è venuto inatteso.
Renzi aveva bloccato dieci giorni fa il rinnovo delle sanzioni
contro la Russia per protesta contro il progetto di raddoppio (in realtà di
quadruplicamento, il raddoppio c’è già stato) del gasdotto Nord Stream, dalla
Russia alla Germania via mar Baltico. Per questo motivo aveva fatto richiedere
al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, polacco, di mettere la
questione all’ordine del giorno della riunione di ieri e oggi.
Ne
aveva parlato non un giornale italiano, ma il “Financial Times”, con i
corrispondenti a Bruxelles e a Roma. Martedì 15 dicembre, in anticipo ma preciso.
Sulle intenzioni del governo italiano, e anche sui dati: investimenti, 11
miliardi di dollari, portata, tracciati. Che ancora sfuggono ai media italiani. Così
come la posizione del governo tedesco. Secondo il quale il Nord Stream 2 è un
progetto commerciale, su cui il governo non ha poteri - e quindi non si violano le sanzioni? Oppure – ancora più
ridicolo – è un gasdotto su cui la Ue non ha competenza poiché è costruito in
acque internazionali.
Il
progetto è portato avanti dall’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, che per
questo è entrato in buoni rapporti con Angela Merkel, dalla quale è stato sconfitto nel
2006. In teoria il Nord Stream 2 nasce fallimentare, perché in contrasto coi regolamenti europei
antimonopolio: il socio straniero di Nord Stream, la russa Gazprom, avrebbe una
posizione dominante sul mercato europeo, e quindi dovrebbe spogliarsi della
partecipazione, o limitare l’uso dela gigantesca condotta. Ma i soci non se ne preoccupano.
Anche il titolo del “FT” è preciso: “L’italiano Renzi si unisce
all’opposizione al Nord Stream 2”. L’opposizione
viene dalla Polonia e dai paesi Baltici, che sono tagliati fuori. Questo fa
capire meglio di che natura è il no della Bulgaria al South Stream: la Bulgaria
non ha contrasti con la Russia, la Polonia e i paesi baltici sì, e tuttavia un
gasdotto che li attraversasse, loro, lo volevano.
Tagliato fuori è naturalmente il gruppo italiano Eni, che sul gas per primo ha puntato in Europa come fonte di energia pulita, e ne è tuttora il maggior player. E per primissimo aveva puntato sul gas della Russia, già nel 1968.
Ma senza scandalo, la Commissione di Bruxelles tace.
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