venerdì 18 dicembre 2015

Tutto il gas alla Germania

Distorta è sull’Europa anche – soprattutto – l’informazione. L’attacco di Renzi al Consiglio europeo in corso oggi sul doppio gioco tedesco con la Russia non è venuto inatteso.
Renzi aveva bloccato dieci giorni fa il rinnovo delle sanzioni contro la Russia per protesta contro il progetto di raddoppio (in realtà di quadruplicamento, il raddoppio c’è già stato) del gasdotto Nord Stream, dalla Russia alla Germania via mar Baltico. Per questo motivo aveva fatto richiedere al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, polacco, di mettere la questione all’ordine del giorno della riunione di ieri e oggi.
Ne aveva parlato non un giornale italiano, ma il “Financial Times”, con i corrispondenti a Bruxelles e a Roma. Martedì 15 dicembre, in anticipo ma preciso. Sulle intenzioni del governo italiano, e anche sui dati: investimenti, 11 miliardi di dollari, portata, tracciati. Che ancora sfuggono ai media italiani. Così come la posizione del governo tedesco. Secondo il quale il Nord Stream 2 è un progetto commerciale, su cui il governo non ha poteri - e quindi non si violano le sanzioni? Oppure – ancora più ridicolo – è un gasdotto su cui la Ue non ha competenza poiché è costruito in acque internazionali.
Il progetto è portato avanti dall’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, che per questo è entrato in buoni rapporti con Angela Merkel, dalla quale è stato sconfitto nel 2006. In teoria il Nord Stream 2 nasce fallimentare, perché in contrasto coi regolamenti europei antimonopolio: il socio straniero di Nord Stream, la russa Gazprom, avrebbe una posizione dominante sul mercato europeo, e quindi dovrebbe spogliarsi della partecipazione, o limitare l’uso dela gigantesca condotta. Ma i soci non se ne preoccupano.
Anche il titolo del “FT” è preciso: “L’italiano Renzi si unisce all’opposizione al Nord Stream 2”. L’opposizione viene dalla Polonia e dai paesi Baltici, che sono tagliati fuori. Questo fa capire meglio di che natura è il no della Bulgaria al South Stream: la Bulgaria non ha contrasti con la Russia, la Polonia e i paesi baltici sì, e tuttavia un gasdotto che li attraversasse, loro, lo volevano.
Tagliato fuori è naturalmente il gruppo italiano Eni, che sul gas per primo ha puntato in Europa come fonte di energia pulita, e ne è tuttora il maggior player. E per primissimo aveva puntato sul gas della Russia, già nel 1968.
Ma senza scandalo, la Commissione di Bruxelles tace.

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