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Avanguardie - Arte a
programma, di manifesto, hanno operato quasi soltanto manomissioni. Tipiche del
Novecento, secolo ideologico. Movimenti politici e non creativi, se non coi
resti.
Bozzettismo - È toscano più che lombardo. E in Toscana si esercita
con risultati, fino a Palazzeschi, Cicognani, Strapaese (“Il Selvaggio”), e Cassola.
Carmen – Moscato e Martone la ambientano a Napoli. È scontato, Napoli è spagnola, etc., ma non persuade. E il perché lo sapeva
Nietzsche, che invece ci trovava “lo spirito francese”. Ascoltando l’opera di
Bizet Nietzsche ruppe con Wagner, “furbo
serpente a sonagli”. Da Wagner già lo separavano il nazionalismo pantedesco e l’antisemitismo,
ma nel sottile verismo-non verismo di Bizet e di Mérimée riconobbe un’altra dimensione.
Usa – usava – far risuonare le arie
di “Carmen” nel Duomo di Siviglia per accompagnare i turisti, ma l’effetto era
deprimente.
Gala – La regina delle russe muse dei letterati europei tra le due
guerre, e dopo, Elena Ianovna Diakonova. Conobbe Éluard in sanatorio in tempi
non sospetti, nel 1912 in Svizzera, dove entrambi si curavano la tubercolosi. O
così disse lei, lui come sempre soggiacque. Lo sposò nel 1918. E sarà l’anello
di congiunzione di altre belle russe nella scena francese, specie di Elsa
Triolet con Aragon.
Intanto si era legata, dal 1921,
con Max Ernst. Che per comodità aveva traslocato in casa di Éluard e Gala a
Eaubonne, in Val-d’Oise. Otto anni più tardi lascerà entrambi per diventare, sui
quarant’anni, la musa di Dalì. Col quale vivrà fino alla fine nel 1982. Ma per
una ventina d’anni, fino alla morte di lui nel 1952, sempre legata a Éluard,
nella corrispondenza e nel sottile erotismo verbale – Gala non si perdeva nulla.
Heidegger
- Se Heidegger si potesse leggere in un mondo nazionalsocialista (nazista è del
regime breve e sconfitto, anche autodisfatto con la guerra all’Urss e la
Soluzione Finale, ma il suo fondo culturale è resistente), avrebbe tutt’altro
senso. Tutt’altro che quello con cui oggi viene letto (che oggi gli viene
attribuito). La lettura di Heidegger,
quando era possibile in originale (quando la lingua si presentava ancora aperta
e percorribile). In “Essere e tempo” no, ma i suoi Hölderlin, Nietzsche, la
stesa ontologia e la “Svolta”, e “Sentieri interrotti”, oltre alla innumerevole
produzione d’occasione, burocratica, paesana, politica, sono imbevuti di linguaggio
nazionalsocialista, il popolo, la libertà tedesca, il destino. Non
ideologicamente, non di programma, senza minacce né proscrizioni, ma
internamente: la terminologia, i riferimenti, il sentimento, molto piccolo
tedesco. .
Georges-Arthur
Goldschmidt, franco-tedesco, traduttore in francese, lo rileva di “Sentieri
interrotti”: “Heidegger parla innocentemente della manina del cambiavalute
(Wechsler). Ma in tedesco la parola cambiavalute è necessariamente seguita da
usuraio (Wucherer), e porta dunque tutti i cliché
dell’antisemitismo. La sua lingua porta dei cliché
sugli ebrei che sono invisibili in francese”.
Günter
Grass lo sa, che ci ironizza a lungo in Anni di cani”. Non da socialista, come
ora sappiamo, ma dal di dentro, avendo bene i mezzi per stanarlo.
Manzoni – Quanto il romanzo (non) deve al bozzettismo toscano?
Quello lombardo non è da meno, ma è posteriore, “manzoniano. Tra i panni
sciacquati in Arno Manzoni, che aveva forti capacità di narrazione, come si
vede dalle storie, potrebbe avere mediato, insieme col cruschismo purista, la tradizione bozzettista dei cantastorie, senza
il becero. Dal Giusti, tra gli altri, che Manzoni molto apprezzava.
Montalbano - “Montalbano è qui più
fascistone che mai”, scriveva questo sito proposito di ”La luna di carta” (2010), “il
fascistone meridionale. Con la fidanzata, con i subordinati, con i cittadini,
con i superiori. Simpatico, e giusto – e veritiero. Il fascistone meridionale
non è un reduce di Mussolini, anzi lo avrebbe disprezzato, ma è autorevole e
autoritario, e tutto dice, sa, fa, e risolve. E non è di sinistra, come
l’autore vorrebbe – non eversivo: è conservatore. Dev’essere il centro della
simpatia, l’interprete del sentimento comune, quello che tutti vorrebbero
essere – magari comunista, una volta, nell’intimo, poiché il Pci, che ha avuto
al Sud breve vita, si è creata per quei lontani anni un’aura d’irenismo e
giustizia, ma non del Partito.
“La
stessa concezione che Camilleri ha del Pci e del movimento è di destra: del
galantomismo, per l’ordine e il coraggio. Il che non vuol dire che lui stesso
non possa essere stato del Pci fin da ragazzo, come pretende: il Pci si
riconosce anche in Malaparte e Montanelli, perfino in Longanesi. È possibile.
Ma, scrivendo, privilegia la verità: la spia è nell’assenza del «tutto mafia»,
l’idiozia del Pci che lo ha sradicato presto dalla Sicilia”.
Su
“Lettura” dell’altra domenica, 3 maggio, Camilleri spiega ai lettori che ospita
a casa che Montalbano è, in effetti, “un lungo ritratto” del padre: “Il modo di
concepire il rapporto con gli altri, la lealtà, l’attaccamento alla parola
data, un senso profondo dell’onestà, il discorso sulla verità relativa e
l’autonomia rispetto alla autorità, l’opinione personale che si distacca sempre
dall’opinione comune”. Anticonformista: “Papà era squadrista, aveva fatto la marcia
su Roma”.
Tedesco
- Contrariamente al senso comune, non è allusivo e inconcludente. Ma diretto in
ogni sua parola, e perfino brutale. Di senso comunque distinto e distinguibile.
Non retorico né scolastico. Il giovane tedesco che a quindici anni viene
“segnato” dal sistema scolastico alle tecniche e alle commerciali non sarà in
grado di leggere o gustare Goethe o Hegel - né lo pretenderà – ma ne capisce
ogni parola.
Verso nazionale – L’endecasllabo (Dante, Petrarca..) si può dire quello italiano.
Ma anche l’ottonario dei cantastorie e dei giullari non è da trascurare. L’endecasillabo,
forse derivato dall’endecasillabo saffico attraverso il decasillabo provenzale,
è serio, logico, e faceto. E dunque
Francese è
l’alessandrino, declamatorio. Inglese il pentametro giambico, duttile – blank
verse senza la rima.
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