mercoledì 20 gennaio 2016

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (272)

Giuseppe Leuzzi

In Germania la fede nuziale si porta al’anulare destro. Con raccapriccio del mancino Günter Grass del “Club dei mancini”, che si consola col Sud: “Eppure al Sud, nei paesi cattolici, l’aureo simbolo dell’unione matrimoniale viene portato a sinistra, allo stesso modo in cui, in quelle terre baciate dal sole, è il cuore a dominare invece dell’inflessibile ragione”.
La bandiera verde degli “Unilaterali”, la setta dei mancini, perciò reca la scritta: “Il cuore batte a sinistra”.

Il “Sud” fu questione da subito, con Lamarmora prefetto di Napoli. Una storia di Giuliano Procacci che si dimentica, 1956, il suo primo lavoro, è “”Le elezioni del 1874 e l’opposizione meridionale”, editore Feltrinelli.
Procacci si era formato come storico a Napoli, all’Istituto Italiano per gli Studi Storici, allora presieduto da Federico Chabod. Napoli è un fantasma recente.

Sogno
Tavolate di giovani e meno giovani, al bar, al mare, al ristorante all’aperto, tutte sempre allegre e serene, gioiose, giocose. Qualcuno emerge come da una sdraio per commentare: “Però, sono allegri” – un “però” dal tono razzista. Sono tavolate calabresi. Impensabili, se non nel sogno?
Anch’io però nel dormiveglia me ne meraviglio, dicendomi: “Perché no, sarebbe un ottimo modo di essere, altrettanto superficiale che la luttuosità, ma più produttivo. E sicuramente benefico per se stessi”.

Sudismi\sadismi
“Santomenna, originario del Sud Italia”, così il “Corriere della sera”, la coscienza della nazione, almeno a Milano, presenta il padre e marito di due vittime degli ismalici a Ougadougou. Non un italiano, dunque, ma un suditaliano.
Il direttore del giornale essendo di Frosinone, dobbiamo considerarlo su italiano, anche lui? Luciano Fontana, un italiano del Sud.

Il giornalista principe dello stesso giornale, Gian Antonio Stella, batte la fiacca. Non fosse per la Calabria, che lo costringe a lavorare. Ben una pagina ha scritto sul presidente della Regione Calabria che si è assunto un addetto stampa di sua fiducia. E una ancora più grande, sei-sette cartelle di “piombo”, sull’Archeologico di Reggio Calabria, che nel 2015, malgrado l’Expo, ha registrato un calo dei visitatori invece che una crescita. Ma l’Expo si teneva a Reggio Calabria?
Senza contare i giorni che il museo è stato chiuso per lavori.

La rivolta
Il quarantennale è passato nel silenzio, delle rivolte del Sud nei primi anni Settanta. Con un anticipo ad Avola sul finire del pur rivoltato 1968. Battipaglia, Caserta, Eboli, Reggio Calabria, la rivolta per il pane a Napoli. Il Sud si rivoltò con armi spuntate, si vede dai linguaggi, le parole d’ordine, gli stessi obiettivi, e le motivazioni. Che erano e sono quella del “sistema” che intendeva rovesciare. “È lo scandalo di una realtà che, nel momento in cui si tende per negare nella maniera più clamorosa il dominio e la sua logica, proprio allora riafferma le condizioni di quel dominio e di quella logica”, notava l’antropologo Luigi Lombardi Satriani in “Menzogna e verità nella cultura contadina del Sud”, 1974.
Il Sud è prigioniero in tutto. Nei consumi, le letture, le opinioni, la politica. Ma soprattutto nel linguaggio: non può pensare e parlare se non in termini di “Sud”. Triste cioè, lamentoso, furbo, e anche un po’ violento, e un po’ sporchetto. Neppure nella canzone riesce a esprimersi, la specialità di Napoli, o a teatro – i comici napoletani sono per lo più milanesizzati. Forse nemmeno nei fuochi d’artificio, che del resto i suoi vescovi anatemizzano – e comunque li fanno meglio da qualche tempo fuori, specie in Cina, ma anche a Londra, magari con artificieri cinesi, quelli non si vergognano. .
La prigione è totale perché è linguistica: dai lessemi alle idee, il Sud è ridotto alla funzione del pappagallo..

Sicilia
Swinburne, in viaggio nelle Due Sicilie nel 1777, trovava i siciliani già complessati: “La gente comune in Sicilia ha una stranissima opinione di sé….I siciliani delle classi più umili sembrano convinti che gli stranieri li considerino stupidi e disonesti. Molte volte hanno iniziato il discorso con me difendendosi da sospetti che non mi avevano neppure sfiorato”.

Swinburne li vuole anche fidati: “Mi è stato assicurato che è facile ingannare per la prima volta un siciliano ma che, quando ha imparato a sue spese, diventa ben presto un maestro ripagando abbondantemente coloro che lo hanno messo nel sacco”.
Ma questo glielo hanno spiegato i siciliani.

Il fante analfabeta elenca le qualità di mele che coltiva a Randazzo, nel racconto “La posta” di Federico De Roberto, ora in “La paura”: “Le mele sane, nette, latine», occhieggianti in mezzo al fresco fogliame: le grosse teste-di-Re, verdi e rosse; le «maladeci», piccoline, rosse e bianche; le «lappione», rosse e gialle; le «cola», tutte giallognole: una «flora» – voleva dire un giardino di delizie”. Una cultura, una mentalità, un altro mondo.

Oggi il fante analfabeta avrebbe sostituito le sue mele con le pallide golden e le rosse fuji d’ordinanza? Sicuro, oggi l’analfabeta non c’è, e nemmeno il fante.

A Lampedusa e D’Arrigo, strana coppia, Walter Pedullà confida “in comune… il desiderio di essere attuali (come si scrive oggi e cosa?)” - in “Le armi del comico”, “Lampedusa e D ‘Arrigo, ovvero Morte in Sicilia” (in “Le armi del comico”). Anche se “una volta per tutte, come fanno i miti e la logica”. O non il contrario? Entrambi scrivevano al tempo del neorealismo imperante, ma è come se avessero professato: “Ah, è così? Non ci avrete mai”.  Il siciliano si vuole contestatore.

Erano altri tempi anche per il conformismo. In un altro acconto della raccolta “La paura”, De Roberto può irridere ai sacri valori del conflitto, nel 1918 – “La retata”. Alla fine, “Il rifugio” mette e improponibile confronto le regole della guerra con l’umanità dei singoli.

L’Agenzia per la riscossione della tasse è in Sicilia in rosso. Sembra impossibile, ma è la realtà dei conti. L’agente delle tesse al verde, certo è una rarità.

3.200 auto di lusso, comprese Rolls Royce e Ferrari, sequestrate in un anno dal fisco a siciliani che non pagavano le tasse. Nullatenenti cioè. Più un jet da 8 milioni intestato a una barista di Catania. Per questo l’esattoria regionale, Riscossione Sicilia, è in perdita, caso unico al mondo: di 5 miliardi e mezzo a ruolo, ne incassa mediamente ogni anno meno di mezzo milione. Per cui ha accumulato un passivo ora insostenibile, di 14 milioni, per le spese del personale, i macchinari, gli uffici. In Sicilia la realtà sempre supera l’immaginazione.

Riscossione Sicilia ha 700 dipendenti, e 887 avvocati. Ha molti immobili semivuoti, a Palermo, Catania, Siracusa Messina, Ragusa, e paga per affitti un milione l’anno. Se i soldi girano così vorticosamente tanto più è un mistero che la Sicilia non sia ricca e anzi sia povera.

Fatti fuori Falcone e Borsellino, quindi da quasi un quarto di secolo, l’antimafia a Palermo si è concentrata su Contrada, Mori, Andreotti e genericamente lo Stato. Non c’è più mafia propriamente detta a Palermo da quasi un quarto di secolo, se non l’inafferrabile Messina Denaro.  
Ciò è molto caratteristico, delle “menti soprafine” – ai siciliani piace calarsi nelle personaggi di Sciascia. Ma la Procura è stata diretta e indirizzata dal torinese Caselli e da Grasso, il presidente del Senato, oltre che dai soliti carrieristi locali. 

leuzzi@antiit.eu 

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