Il tempo è arrivato di cominciare una battaglia per
reintrodurre la schiavitù: siamo servi, vogliamo essere mantenuti. Di chi non
lo sappiamo, ma loro lo sanno.
È tempo di prendere atto della realtà: questa storia che ci
camuffano per la libertà di tutti è di fatto una condizione di schiavitù. Di
fatto cioè reale, non immaginaria. Se sessanta miliardari hanno la ricchezza di
mezzo mondo, cioè di 3 miliardi 698 milioni 160 mila 187 persone in questo
preciso momento, vuoi che seicento non ce l’abbiamo di quattro quinti o cinque
sesti? E se anche dovessero essere seimila la cosa non cambia.
Un po’ di chiarezza l’avevano fatta loro stessi con la storia
del capitale umano. Che dobbiamo metterci in gioco ogni giorno anima e corpo.
Dicendoci imprenditori, imprenditori di se stessi, di fatto schiavi. Dei loro
capricci. Bene, ma poiché siamo schiavi se ne prendano gli oneri. Secondo il
diritto dell’ultima schiavitù, nelle Americhe, ma anche secondo il diritto
romano e perfino quello greco: provvedano alla sopravvivenza. Alloggio, cibo,
cure, e divieto di vendita all’estero.
È tempo di avere giustizia, un po’. Anche perché i sessanta
sono i miliardari su piazza. Poi ci sono quelli, più ricchi di loro, che
agiscono nell’ombra: finanzieri, speculatori, briganti online, contrabbandieri.
È tempo di mettere ordine.
Incredibile non è la fiaba del mercato che ci libera.
Incredibile è che ci si creda. Se la credulità è così diffusa, tanto più la
schiavitù è necessaria: proteggere i poveri di spirito, dare a queste masse
miliardarie un riparo.
Ne va anche dell’ambiente, che tutti siamo impegnati a
salvare, dopo Parigi. Della fine del mondo. Non dell’uomo, che è surrogabile, ma
della natura. Se la metà o più dell’umanità dovrà ridursi ai sotterranei della
stazione Termini, la sporcizia sommergerà il mondo – del genere indifferenziata.
Non ultima, soccorre la possibilità che la riduzione in
schiavitù ci eviti le guerre che ci assediano. Sarà come già consigliava
Hobbes, che per ridurre i guasti della guerra bisogna rinunciare alla libertà.
E dunque, se ci rinunziamo in toto la guerra dovrebbe esserci risparmiata, le
teste mozzate eccetera.
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