Si chiama Germania ma è anche
City, insieme speculazione, sulla pelle degli altri, e protezione dalla speculazione:
c’è un fronte solido Merkel-Cameron, come già c’era con Blair, perché passa
dalla City, dalle banche e banche d’affari, i fondi, i consigliori - e a breve dalla unificazione della Borsa di Berlino con quella di Londra, sotto la gestione della City.
La Germania renana non è più,
da tempo: ordinata cioè secondo l’economia sociale di mercato. Con la riforma
Schröder del 2006 .la Germania è uno Stato che di sociale ha conservato la
spesa pubblica enorme, al riparo di alcuni artifici contabili. Ma ha diviso il
sociale dal mercato. Quelle “riforme strutturali”, e cioè la precarietà del
lavoro e i mini-job a 400 euro al mese, hanno avviato un asse solido ormai di
dieci anni.
È l’asse con Londra, politico
e di affari, che ha consentito alla Germania di scapolarla nella crisi bancaria,
pur essendo quella più esposta. Le banche regionali sono tutte sussidiate dallo
Stato. Le grandi banche sono pericolanti. Commerzbank è stata salvata non si sa
più quante volte (una anche da Generali), dopo aver salvato la Dresdner, ed è
stata ripubblicizzata - al 17 per cento, ma è una quota di controllo di fatto. Deutsche
Bank accantona miliardi su miliardi per perdite e multe. Ma nessuna banca tedesca
è mai andata sotto tiro a Londra – e neppure, curiosamente, a Francoforte, alla
Banca centrale europea (e si può stare sicuri mai andrà sotto processo ora, con
la neonata Commissione europea di risoluzione, quella che decide i fallimenti e
i bail-in, saldamente presieduta da Elke König, manager merkeliana dei
mercati finanziari – presiedeva la Consob tedesca).
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