Propriamente
Dio non esiste più: è ridotto all’osso, esclusivo e violento, sempre incollato
alla sua pestifera virtualità, ed è sfidato in casa. Da una figlia, poiché il
Figlio è stato ridotto a immaginetta di se stesso. Ea, “il tempo”, scappa a Dio
e si fa la sua propria Buona Novella, portando gli apostoli da dodici a
diciotto, una squadra di baseball. Un evangelista la segue, che scriverà “il
nuovo Nuovo Testamento”, e tutti vivranno felici e contenti, i buoni, perché la
morte si arresta e ognuno avrà il premio che si è meritato: la moglie
trascurata (Catherine Deneuve) uno scimmione affettuoso, l’erotomane un amore
virginale, l’assassino…
Titolo
originale “Il Nuovissimo Testamento”, è la rivolta dei bambini nei confronti
dei genitori, comunque violenti, anche per affetto. Dormael fa meglio i film di
bambini, con i quali era uso a lavorare prima di fare cinema, specie quelli con
problemi. Un’idea mescolata con un’altra: introdurre un wikileaks della morte,
un wikideath. A ognuno la figlia ribelle manda un sms col tempo di vita
restante, e un conteggio elettronico a ritroso, secondo per secondo. Poi l’effetto
stempera in sei storie di disagio.
Una
pietra miliare del surrealismo che Dormael ha risuscitato e pratica. In
solitario ma con effetti sorprendenti, sui tempi della narrazione, sui quadri,
sul rovescio delle cose, i tanti punti programmatici del surrealismo anni
Trenta che poi erano rimasti lettera morta, più o meno, specie nelle immagini. Accostato a Fellini, in
realtà Dormael fa surrealismo
puro. Sulla traccia delle poche immagini che i surrealisti realizzarono, Magritte
e un po’ di Buñuel, “Un chien andalou”, “L’age d’or”. Surreale anche la produzione
del film, in una “Wallonie près de Bruxelles”: prefigurazione del nuovo Belgio?
Jaco van
Dormael, Dio esiste e vive a Bruxelles
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