Il libro di Hitler è pericoloso? Non forse al punto da essere
proibito, come un corpo del delitto. Ma è un libro mosso dal risentimento. E
per questo molto tedesco. Il capo si presenta predestinato, quello fascista ancora
di più, Hitler invece si vuole sfortunato.
Il risentimento è dichiarato, nella prima parte, e anzi insistito, la
parte autobiografica. Forse effetto della demoralizzazione: il libro fu scritto
in prigione, nel 1923-24: Ma tant’è: fa a lungo la storia di un povero perseguitato, dal padre, dagli insegnanti,
dall’accademia di disegno, e in guerra. E pure dalle donne, per la paura
costante che spende e spande delle malattie veneree – è uno cioè che la donna
la pensa al bordello. Il lamento di una vittima, uno che si compiange, e non di
un dittatore. Di un piccolo borghese, avrebbe detto Marx, o Kierkegaard,
invidioso di tutto. Non il proclama di un capopopolo. Ma forse per questo
adottato nazionalmente: per il senso costante di una certa cultura di sentirsi
assediata e conculcata, dai tempi di Cesare. Come oggi, nella crisi economica,
che “tutti” mettono le mani in tasca al contribuente tedesco – che invece è
quello che se ne è approfittato di più. Certo, la “Bild Zeitung”, il giornale
del risentimento, è innocua, ma l’animo è quello.
La novità è che si pubblica “Mein Kampf” in Germania integrale in
edizione critica, con un apparato che lo triplica di lunghezza, fino a 2.000
pagine - al prezzo di 360 euro… Edito dall’Istituto per la Storia
Contemporanea. Si dice che sia la prima edizione in tedesco, e che il libro era
proibito, ma non è vero. Se ne possono leggere volgarizzazioni, interpretazioni,
sintesi, elaborazioni liberamente – in inglese anche in edizione integrale - in
tedesco per pochi centesimi in ebook. Ma l’evento è importante, forse, per gli
stessi tedeschi, anche se è un’edizione da biblioteche: la prima parte, che è
in genere omessa nelle traduzioni (non nell’edizione curata per Kaos da Giorgio
Galli), dall’infanzia alla politica, è quella che chiarisce tutto. La ragione
dell’omissione è peraltro chiarificatrice: non è una parte eroica, da
condottiero, da führer.
Adolf
Hitler, Mein Kampf
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