Lo scandalo più grosso è il business degli scandali, in primo luogo
i commissariamenti per “infiltrazioni mafiose”.
C’è un business
degli scandali redditizio per molti: inquirenti in carriera, armati e
disarmati, giudici in corsa per sindaco e ministro, e giornalisti – con danno
dei giornali, ma questo è irrilevante. Di questo business-scandalo i commissariamenti
sono un parte non minore. Pur essendo anticostituzionali e illegali, senza
alcun dubbio. Una sorta di confino di polizia esteso e anzi generalizzato:
chiunque può essere marchiato d’infamia, senza essere beninteso condannato, altrimenti
andrebbe giudicato. A opera di funzionari dell’Interno che si presumono al di
sopra delle parti e invece sono in forte conflitto d’interessi; vogliono il
posto degli eletti.
A Quarto e a Brescello s’indaga sul niente., la
frase innocua di un sindaco, una lite politica di paese, i quali vivono di liti
politiche, che si fanno passare per ‘ndrangheta e camorra. Per dare a due funzionari
prefettizi, forse a quattro, il lustro di commissario ad acta per diciotto mesi, senza
nulla da fare e anzi senza obbligo di firma, con indennità aggiuntiva, e auto di
servizio con autista.
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