Si è smarcato Djisselbloem, si è smarcato Draghi,
il suo vertice alla Commissione di Bruxelles è indigesto ai più, e all’improvviso
sembra che Angela Merkel sia rimasta sola. Mentre viene contestata, in patria e
fuori, sull’immigrazione. Reagisce stamani facendo occupare le posizioni
flessibili alla sua Elke Koenig, che ha inviato a Bruxelles a dirigere il
neonato Consiglio di risoluzione delle banche, dopo averla nominata alla Consob
tedesca. Ma ha perso una battuta: il suo ferreo fronte si è incrinato e si
smarca.
Il motivo è plurimo. L’Europa è sempre più sola
ad annaspare nella deflazione (disoccupazione, crisi), mentre il resto del mondo
ne è ormai fuori, da tempo. Ma questo non è una novità. Una novità è che l’Italia
non è più sola a confrontarsi col fantasma Grecia: la Francia annaspa, e la
Spagna, fedele gregario, dubita. La presa di distanza di Dijsselbloem rientra
probabilmente nel tentativo dei socialisti europei di uscire dall’angolo cui
Merkel li ha confinati. L’esito delle consultazioni post-elettorali in
Spagna, dove Rajoy, pilastro del merkelismo, dovrà passare la mano alla sinistra,
potrebbe rafforzare i rigurgiti progressisti di autonomia.
Anche fuori dell’Alleanza Progressista questa
Europa non piace. Per i tanti motivi di crisi, che si aprono e non si chiudono
mai (questo sito ne enumerava ieri ben otto, gravi). E perché è evidente a
tutti che l’austerità a senso unico danneggia tutti: minacciando per esempio in
continuazione l’Italia, come fanno il ministro delle Finanze Schaüble e gli
economisti della cancelliera, rischia perfino la Germania. Non c’è più Nord contro Sud, o la stolida
propaganda antimediterranea, antilatina che domina nella Germana di Angela
Merkel: ora hanno paura tutti, anche i devotissimi finlandesi e lussemburghesi,
gli olandesi, gli austriaci, perfino i
baltici.
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