sabato 16 gennaio 2016

Il mondo com'è (246)

astolfo

Élites – Quelle intellettuali di oggi – la società civile, i belli-e-buoni della Repubblica – hanno origine nelle “anime sensibili” del duca di Saint –Simon. Quelli che “condividono le disgrazie che non possono riparare”, avrebbe poi detto Rousseau. “Âmes sensibles s’abstenir” è ora in uso come avvertenza, a non fare una lettura, non vedere un film, non occuparsi di un incidente. A non intromettersi.
L’élite intellettuale, peraltro presto decaduta, è solo recente, del Novecento. L’intellettuale è sempre solo. Nel “Manoscritto trovato a Saragozza”, libro pieno di donne ardite, si dava ancora due secoli fa la scansione temporale dell’OPERA intellettuale dell’uomo, perfetta, compiuta, in ore lavorate, giorni, settimane, mesi, anni e abitudini. A conclusione dell’OPERA c’era l’isolamento. L’insoddisfazione di tutto, e di sé. Ai tempi del “Cid” Corneille non era che “un buon uomo”, nota Stendhal, per l’aiutante di campo di Luigi XIV Philippe de Courcillon, marchese di Dangeau, che era invece membro dell’Accademia, autore di un “Journal” e di “Mémoires” che il duca di Saint-Simon prenderà con larghezza in prestito. Anche l’intellettuale-massa, in auge fino a recente, era solo. “Non ci lasciano spostare un sasso”, lo constatava già Machiavelli.

Si può dire l’intellettuale nato male. Un generalista impegnato, in opposizione all’esperto, che è invece specialista e neutro. E uno che parte dall’etica della convinzione invece che della responsabilità. Della ricca, molteplice, convinzione – che è la fede. Della borghesia rappresenta l’individuo di programma, astratto, estremo, subdolamente orgoglioso. Fuori da contesti, tribù, tradizioni, compagni di strada, spesso pulciosi. La “Parabola” di Saint-Simon, il socialista, mostrava che se la Francia fosse stata privata di colpo dei cinquanta maggiori scienziati, ingegneri, artisti, banchieri, industriali e artigiani avrebbe cessato di esistere. Ma nessuna incidenza avrebbe avuto la scomparsa dei cinquanta se avesse colpito i nobili, i politici, i cortigiani e l’alto clero.

Eurasia – La nuova via della Seta, dalla Cina all’Europa, con la partecipazione dell’India e della Russia, avrà investimenti cinesi per 200 miliardi di dollari. È uno dei primi impegni, ancora generico, della neo costituita Asia Infrastructure Investment Bank, partecipata dalla Cina col 30 per cento, dall’India con l’8 e dalla Russia col 6.

Il progetto dell’Asia Bank era partito nel 2011 col sostengo dell’amministrazione Obama, portato all’assemblea dell’Onu a settembre dall’allora segretario di Stato Hillary Clinton. Gli Stati Uniti delinearono una New Silk Road (N.S.R) Strategy, che includeva anche il Tapi, il progetto di gasdotto afghano-pakistano, e Casa 1000, il progetto idroelettrico che porta la potenza prodotta in Tagikistan e Kirghisistan al Pakistan, via Afghanistan – questo progetto è in corso di realizzazione e potrebbe essere completato entro il 2017.

Non c’è solo la riapertura della via della Seta, dalla Cina all’Europa con ferrovie veloci e autostrade, si lavora anche ad aprire il Centro Asia verso il Mediterraneo. Un Corridoio Lapislazzuli, dall’Afghanistan settentrionale, via Turkmenistan, al Caspio, l’Azerbaigian, la Georgia e la Turchia, proposto dal governo afghano a fine 2014 è in via di negoziato. Il Corridoio, presentato come la via di sbocco “più breve, meno cara e più sicura” per l’Afghanistan verso l’Europa, dovrebbe costituire anche un’area doganale comune. Il tracciato è già segnato: Agina-Turgundi (Herat)-Turkmenbashi-Caspio-Baku-Tiflis-Polti-Batumi.

È un disegno geopolitico arduo, quello di collegare l’Afghanistan all’Europa, ma non sarebbe alternativo all’integrazione dello steso Afghanistan nel Centro-Asia, col Pakistan, l’Iran e l’India. L’Iran offre  una soluzione più semplice, con lo sbocco al mare dell’Afghanistan nel suo porto di Sciabahar, nel golfo di Oman, fuori del Golfo Persico e dello Stretto di Hormuz.
Altri collegamenti sono in fase di progetto fra paesi asiatici per migliorare le interconnessioni. Una Via Marittima della Seta dovrebbe collegare i maggiori scali dell’Oceano Indiano, dalle coste africane all’Indonesia.
Un Corridoio cino-pakistano, proposto  dal presidente cinese Xi Jinping ad aprile, battezzato da Pechino OBOR, One Belt One Road, è un progetto colossale per infrastrutture comuni da 46 miliardi di dollari.

Giubileo – Era in origine l’anno della liberazione dal debito, poi diventato l’anno della liberazione dal peccato. Originariamente, presso gli antichi ebrei, era detto anche yobel, del capro, perché era annunciato dal suono di un corno di capro. Cadeva ogni cinquanta anni, e secondo la legge ebraica la terra, di cui padrone era solo Dio, non coltivata, tornava all’antico proprietario se ottenuta in pegno del debito, e gli schiavi erano rimessi in libertà.

Islam – A lungo l’islam è stato portato avanti in Europa dalle destre. Dagli stessi ambienti che ora sono anti-immigrati, e in qualche modo anche anti-islamici. Tutta la pubblicistica collegata al mondo arabo era tenuta viva da case editrici di destra, in Italia, in Francia, in Germania. e molti gruppi politici di destra, e anche di estrema destra, erano sostenuti e finanziati da Gheddafi o da Saddam, in qualità non di dittatori ma di governanti di paesi islamici, in funzione anti-Israele.

Non ci sono state solo guerre tra l’Europa e il mondo islamico. Il Duecento fu fertile di una vita culturale anzi comune. Non ci sono solo le radici islamiche nel “viaggio” di Dante nell’aldilà. La poesia dell’amore “cortese” vi ha radici. Alberto Magno, il maestro di Tommaso d’Aquino, rinnovò le basi scolastiche della filosofia e della teologia con i commenti agli studiosi arabi dell’antichità greca. Il neoplatonismo di Tommaso d’Aquino deve anch’esso molto a questa opera di scavo. Di san Francesco è certo che dibatté col sultano d’Egitto al Malik al Kamil sulle rispettive fedi nel 1219 – mentre era in corso una crociata. Allo stesso sultano andò incontro poco dopo, in una successiva crociata, Federico II di Sveviza, per una pace duratura. Era arabo andaluso El Idrissi, il geografo del predecessore normanno di Federico II a Palermo Ruggero II. La mistica che si svilupperà nel primo Trecento con Raimondo Lullo, Meister Eckhart e Taulero deve molto a Ibn Arabi, il “polo della Conoscenza” (1165-1240), e probabilmente anche al Mevlana Gialaluddin Rumì, che a Konya nella secondo metà del secolo aveva impiantato la scuola sufi del Dio-Amore. Il poemetto di Rumì su Maria  - dove è anche questione della “misericordia” riscoperta da papa Francesco - estratto dal suo lungo poema “Mathnawì”, intitolato “Espansione e contrazione” dal curatore inglese dell’antologia “L’amore è uno straniero”, Kahir Edmund Helminsky, è uno dei più sottili, oltre che pii. E si beve e si loda il vino in molta poesia islamica dell’epoca, specie persiana ma anche araba.

astolfo@antiit.eu 

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