Sono vent’anni che Israele si governa con la destra, di
Netanyahu-Sharon-Netanyahu - con la breve parentesi del socialista Ehud Barak
per un anno e mezzo tra il 1999 e il 2001. E sono oltre vent’anni, dagli accordi
di Oslo, 1993, che fa a meno dei mediatori di pace, americani per lo più, e
anzi li evita e li antagonizza. Da ultimo apertamente, Netanyahu sfida Obama
perfino al Congresso Usa, m costantemente da vent’anni, con lo stesso Netanyahu
e con Sharon.
Il 29 maggio 1996 Netaniahu si è insediato per la prima volta, dopo l’assassinio
del laburista Rabin, vittima degli accordi di Oslo da lui voluti che dovevano portare
alla pace. E da allora è sempre stata guerra endemica. Non “civile” poiché non
è all’interno dello steso popolo, e non terroristica perché ha visto vaste
partecipazioni popolari, ma cronica: Netanyahu rilancia le colonie ebraiche nei territori
palestinesi, dispone il blocco economico di Gaza e della Cisgiordania, e congela il ritiro graduale dalla Cisgiordania, i palestinesi attaccano con kamikaze e bombe, e una seconda intifada.
Da allora nessun approccio mediatore è stato accettato, e anzi viene
apertamente rifiutato.
La breve esperienza laburista di Barak fu interrotta da Sharon con la marcia
profanatoria sulla spianata delle Moschee a Gerusalemme il 28 settembre 2000,
sotto forte scorta e sotto i riflettori dei media. Sharon vinse la sfida
interna con Netanyahu e poi le elezioni a gennaio. Accentuando la politica di
chiusura a qualsiasi ipotesi di negoziato.
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