L’umor
nero è quello degli italiani, insoddisfatti, risentiti, rancorosi, impoveriti economicamente
e moralmente, che si confrontano per insulti invece che con argomentazioni. Non
lo è del costituzionalista, che invece resta vispo, e anzi mostra i raggiri e i
difetti degli ingranaggi che ci hanno portati alla depressione, costituzionali,
legali, burocratici. In ventuno capitoletti, dalla A di Anagrafe alla Z
di Zapping, “l’alfabeto del nostro scontento” sottotitolando la raccoltina. Con
Riforma, Semplificazione, Europa, Habeas Corpus.
Il Bipolarismo? Non può funzionare senza un
adeguamento della Costituzione, che nacque rigorosamente proporzionale. Senza
contare che “con il proporzionale il sistema politico si atteggiava in modo
bipolare, con il maggioritario è diventato bipolare” – basti ricordare il povero
Prodi, alle prese con dodici partiti, o vedere Berlusconi sfidato da Fini,
Alfano, Fitto, Verdini. Anche la Germania, per dire, perfettamente
proporzionale, è perfettamente bipolare: è bastato vietare (anni 1950) un paio
di partiti estremisti, cioè non includibili in un programma di governo – quando
poi è apparsa la Linke-Pds, il partito parlamentare alla sinistra della Spd, la
socialdemocrazia, il bipolarismo è praticamente saltato, due governi su tre
sono di Grande Coalizione Cdu-Csu.Spd.
Il diritto c’era prima , dal codice di Hammurabi,
che si ricordi. Ma solo la Magna Charta ci ha protetti dagli arresti giudiziari.
E ancora: solo nelle democrazia anglosassoni, forse. “Nelle carceri italiane
(al 31 dicembre 2014)soggiornavano 53.623 detenuti; fra questi, 19.590 non hanno
nmai ricevuto una sentenza definitiva di condanna”. Soggiornare è un po’ eufemistico.
E l’Europa, “ha un’anima questo continente”? Non è la storia, una catena di
guerre intestine. Non la lingua. Non la legge: “Nessun europeo potrebbe
rispecchiarsi nelle norme astruse d Bruxelles. Non la religione. La cultura. Un
breviario di realismo. Ma la cultura, quale cultura?
Una lettura non noiosa. Ma non propositiva, e
risentita come i poveri italiani che depreca.
Michele
Ainis, L’umor nero, Bompiani, pp.
192 € 13
Nessun commento:
Posta un commento