venerdì 8 gennaio 2016

La vera Roma è popolata di statue

Testi recuperati fortunosamente dai curatori delle opere. Bozzetti satirici anonimi, del futuro presidente generale Zachary Taylor, scritti in serie per il “Yankee Doodle”, il “Punch” di New York. Esemplari, più che altro, della deperibilità del comico - quando non si regge su altre stampelle, liriche, storiche, tragiche, vendicative. Quattro recensioni – due di Fenimore Cooper e una di “viaggi avventurosi” a caccia di balene. Scritte forse controvoglia. E tre conferenze, nella sintesi  che ne avrebbero redatto i giornali dell’epoca. Delle quali una, sulle “Statue di Roma”, notevole: la vera Roma sono le sue statue.
Anche i viaggi avventurosi lo sono, ma più per quanto Melville ne sapeva per esperienza, che espone nel saggio-conferenza “I Mari del Sud”. A cominciare dallo stesso concetto di “mari del Sud”, che stanno per oceano Pacifico, il quale sta per almeno la metà a Nord. Ma piace immaginarsi il Sud – piaceva: calore e corpi, l’orizzonte della fantasia. Melville ne era addict. Del viaggio in genere. E ce n’è per tutti, pretendeva, basta essere in salute e avere buon carattere: “L’operatore di Borsa va a Salonicco e trova gli infedeli più onesti dei cristiani. L’astemio trova in Francia un paese in cui tutti bevono  e nessuno si ubriaca. Chi ha pregiudizi contro il colore della pelle trova diverse centinaia di milioni di persone di tutte le sfumature…”. E poi prendere l’aria fa bene.
Hermann Melville, Viaggi e balene, Clichy, pp. 157 € 8

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