sabato 9 gennaio 2016

L’Arabia Saudita vuole un posto in Siria

Putin che media tra Iran e Arabia Saudita? Un playmaker a prima vista non credibile, esterno ala regione, e più ancora alle questioni di fede che agitano i due paesi. Eppure così il premier russo si è accreditato nella telefonata con Renzi per il Capodanno ortodosso: al presidente del consiglio che si preoccupava delle tensioni in Siria tra i due paesi, ora intervenuti direttamente dopo aver agito per decenni dietro le quinte, Putin ha risposto rassicurante.
C’è un obiettivo comune, ed è disinnescare l’Is, è stata l’indicazione di Putin. Ma il sottinteso è stato evidente a Renzi: nel riassetto post-Assad del potere politico in Siria l’Arabia Saudita e i suoi protetti, le tribù sunnite, avranno un ruolo.
Non da ora l’Arabia Saudita si vuole prim’attrice nel Levante. Dalla guerra civile libanese, quindi dagli anni 1970. Nel biconfessionalismo del Libano, cristiano-islamico, la comunità islamica rappresentata nelle istituzioni è però successivamente diventata sciita, per crescita demografica e di potere politico (Hezbollah). E per il sostegno finanziario e militare della Siria degli Assad e dell’Iran khomeinista. L’Arabia Saudita ha risposto armando e finanziando la guerra civile contro Assad. E non vuole essere esclusa dal riassetto.

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