Baudelaire – È
reazionario, l’entusiasmo quarantottesco fu brevissimo. Si sa, ma si tende a
celarlo per le innovazioni che apporta alla poesia e al gusto. È dandy per non
esserlo, sapendo di esserlo – per non dichiararsi tale. Odia l’epoca in cui
vive i suoi valori: il progresso, l’uguaglianza, il benessere, che riduce al conformismo.
E la stessa libertà come licenza, che era peraltro la sua.
È cristiano, molto. Non in rapporto alle altre fedi. Non in rapporto
alla fede, ma alla “natura”: la dona o
sessualità, la vita che va alla morte, lo stesso amore in quanto naturale,
materiale.
“I fiori del male” sono probabilmente il libro di poesia più
tradotto. In italiano sicuramente, dove si continua a tradurlo, benché avvia
avuto già una cinquantina di traduzione. Tra esse quella di Praz, Valeri,
Parronchi. De Nardis, Errante, Fusero, Attilio Bertolucci, Bona, Caproni,
Muscetta, Bufalino, Raboni.
È mistico? Molti lo hanno sostenuto, un
mistico cattolico. Per la rappresentazione degradante, se non è rifiuto o ripugnanza,
della carne, della concupiscenza, della sensualità connessa alla materia. In particolare
quella legata al corpo, secondo la tradizione del “De comtemptu mundi” – con cui
il papa Innocenzo III nel Duecento aveva inaugurato il rifiuto del corpo. Auerbach
esamina in dettaglio questo aspetto, nel saggio “«I fiori del male» e il
sublime”, e avanza quattro obiezioni: 1)Quello che Baudelaire cerca non è la
Grazia o la beatitudine eterna, ma il Nulla”, 2) “Non ha posto per Cristo” –
l’unica volta che lo nomina lo contrappone a Dio; 3) il misticismo medievale
condannava la concupiscenza e basta, per il resto “il godimento delle cose
terrene sane e spirituali non è mai sentito come peccato”; 4) la sua lotta “non
riguarda l’umiltà, bensì la superbia”.
Dietro l’ennui, Baudelaire introduce il Nulla. Lo introduce nel canone occidentale
in senso nichilistico – il destino dell’artista eccettuato – e non mistico.
L’erotismo decretò il successo dei “Fiori del male”, e di Baudelaire
poeta, mentre ne è la mala pianta. Altrove magari no, ma nei “Fiori del male”
il rifiuto è radicale.
Dante – Si può dire
islamico ma nel contesto, del tempo: nel Duecento non si faceva grande
differenza fra le religioni, che al contrario convivevano in scambi reciproci
di studi. Ci sono echi dei poeti arabi e persiani anche in Chaicer, e ce ne
saranno fino a Shakespeare.
Giornalismo – Le librerie
Feltrinelli tengono al reparto giornalismo il “Proust” di Beckett e il “Primo
Levi” di Belpoliti. Accanto a “Lezioni di giornalismo” di Virginia Di Marco – e
ai tanti, sono tantissimi, Montaneli, Bocca, Fallaci. Si allargato il
giornalismo o si è ristretta la letteratura?
Lingue – Dei ventisei
libri recensiti dal “Sole 24 Ore” ieri, cinque sono in inglese, uno in francese,
e quattro edizioni critiche di classici, in originale greco o latino. Poi si dice
che gli italiani non sanno le lingue.
Pasolini – Si è
accompagnato, in qualità di amanti conviventi, solo a due donne, Laura Betti e Maria Callas.
Betti era peraltro venuta alla notorietà nel 1960 o 1961 facendo
cabaret in coppia con Paolo Poli, altro gay dichiarato.
Fuksas. suo compagno di calcio a Roma - “lui era ala destra e io
centrocampista” - lo ricorda “di forte muscolatura”, “di una violenza incredibile,
giochi tipici della periferia romana come il dito di ferro”, e ne celebra “lo
sguardo triste e mite”. Il signor Mario, ii barbiere di via Carini a Monteverde,
sotto la casa dei Bertolucci, lo ricordava invece superbo: “Non diceva una
parola”. Ma era timido. O come tutti quelli del cinema, i “personaggi”, non
poteva interloquire con la gente comune.
Piano sequenza – È una
delle innovazioni di Baudelaire, “I fiori del male”, 1857 (le composizioni “Je
te donne ces vers” e “Spleen” soprattutto), la pietra di fondazione della nuova
poesia: componimenti in flusso continuo, senza interruzione. Quasi un movimento
unico e continuo in musica. Che farà poi valanga in prosa, nel monologo
interiore.
Selfie – “Tutti noi in fondo, ma specialmente gli artisti
moderni”, nota Auerbach nel saggio “«I fiori del male» e il sublime”, “(almeno
a partire dal Petrarca), ci improvvisiamo facilmente attori della nostra propria
indole”. È vezzo antico. Di Baudelaire, l’autore dei “Fiori del male”, in
particolare, che scrivendo al notaio-tutore Ancelle così presentava la
raccolta: “In questo libro atroce, ho messo tutto il mio pensiero, tutto il mio
cuore, tutta la mia religione (travestita), tutto il mio odio”.
letterautore@antiit.eu
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