Uno schieramento compatto dell’apparato repressivo ha prodotto un
piccolo scandalo. Un abuso edilizio, non dei maggiori e ancora sanabile, e un
ricatto di paese su questo abuso. A opera di un concorrente politico, se non è
un informatore o un provocatore – se effettivamente è un camorrista, perché non
è stato, e non è, arrestato? Su questo si è eretto un castello incedibile di
accuse: dalla camorra all’omessa denuncia della camorra.
I moralisti, come è prassi, usano parole importanti, la questione
morale, etc. Senza celare il ridicolo della cosa. Tutto questo però è
molto napoletano, della giustizia napoletana, tricche e ballacche, di Piedigrotta,
dei tuoni, fulmini e saette, ma non senza conseguenze, e anzi sempre pericoloso.
A Quarto, inoltre, si è lavorato con un apparato imponente di
intercettazioni, indiscrezioni, anticipazioni, trascrizioni selettive. A opera
del Ros dei Carabinieri, organismo iperpoliticizzato. E del solito
destra-sinistra della giustizia politica, il giudice di destra (Woodcock) che
persegue e stronca i 5 Stelle con i media saldamente Pd – “l’Unità”, la Rai,
Sky, i maggiori quotidiani.
Lo scandalo di Quarto è lo scandalo stesso. Si sa che le
amministrazioni 5 Stelle sono sorvegliate speciali, intercettate sempre e appena
possibile inquisite. Napoli è stata più brava che Livorno, o Parma, ma di che
segno è la bravura? Non c’è altra camorra a Napoli, dove pure si ammazzano ogni
giorno.
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