lunedì 4 gennaio 2016

L’opinione è di Angela Merkel

“Accogliere e integrare” non è rivoluzionario, e non è nemeno difficile. La divisa che si cuce addosso alla cancelliera Angela Merkel nei bilanci di fine anno manca peraltro della componente più importante: il ruolo leader che la cancelliera si assunto in Germania sull’opinione pubblica. C’è ammirazione ma anche dispetto alla Farnesina sulle “passeggiate” che la cancelliera tedesca si consente impune sulle spianate europee.
La Germania ha la più lunga e vasta esperienza di accoglienza e inegrazione. Nel dopoguerra ha cominciato con i latini negli anni 1950, italiani e spagnoli, poi con i turchi, con gli slavi, e ora con gli arabi. Non è dl resto difficile, altri paesi europei hanno saputo e sanno accogliere e integrare: la Gran Bretagna e la Francia, e anche l’Italia. Il messaggio della cancelliera un mese ha avuto il merito di disinnescare chi pescava nello sciovinismo. Con buoni risultati, con le feste in piazza in Baviera e nelle altre aree a più densa immigrazione. Lodevole, ma nulla di più.
Se non che questa confermata leadership dell’opinione getta una luce sinistra sulla gestione “antilatina”, cioè antitaliana, dell’opinione pubblica nella crisi delle banche e poi del debito. Con una Germania che arruffava tutto, scusandosi col dire che gli italiani le rubavano in tasca. Una deriva che la cancelliera, nonché non contrastarla, mai, in nessuna occasione, ha favorito in ogni modo, con insinuazioni sue proprie, con Sarkozy e da sola, e attacchi quasi quotidiani del suo uomo in Bundesbank. Che sono costati all’Italia alcune centinaia di miliardi in interessi sul debito. E una crisi di fiducia, esterna e interna, che ancora non si è dissolta. È facendo leva su questo falso odio, comparato, che la Germania ha invece cavalcato nella crisi una fase di sicurezza che ancora non si è esaurita.

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