C’è troppo denaro in giro, o ancora troppo poco? Ce n’è abbastanza, ma
non viene utilizzato. Non abbastanza. Corre su questa realtà la reazione
allarmata dei mercati al ritorno del caro-denaro negli Usa, avviato dalla
Federal Reserve. Che incide su una “stagnazione secolare” interna,
dell’economia americana, col rischio di aggravarla. Mentre sicuramente aggrava
la deflazione nei paesi emergenti e in Europa.
La deflazione ha resistito e resiste altro ormai da troppi anni a tutte
le iniezioni di liquidità. Per una serie di motivi interni più che esterni,
collegabili in larga misura al settore servizi, che conta ormai per il 45-50
per cento dell’attività nelle economie sviluppate e le nuove economie, e si
caratterizza per prezzi in contrazione. Al punto da spingere la Banca del
Giappone, e Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea, a
chiedere “una dinamica più vigorosa delle retribuzioni”.
In questo quadro generale anti-deflazione, l’aumento del costo del
denaro da parte della Fed comporterà, spostando enormi masse di capitali verso
gli Usa, un ulteriore rafforzamento del dollaro. E quindi una restrizione delle
condizioni esterne della crescita economica negli stessi Usa. Rinfocolando la teoria – non solo pessimista – del ristagno secolare. Nel mentre che sottrae capitali altrove
necessari per battere la deflazione.
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