Europa
–
Ama definirsi. Da qualche tempo con insistenza. Ma allo specchio: definirsi con
se stessa. Non comparatisticamente. Dicendosi razionalmente razionalista. E
individualmente individualista. Tra Ulisse e Prometeo, con un po’ di Cartesio e
Bacone. Ma razionale, razionalissima qualche anno e qualche metro avanti a noi,
non p la Cina? E più avventuroso dei mongol e Gengis Khan, tutt il corredo al
seguito, oggi una patria domani l’altra?
È una smania definitoria
(classificatoria) come di qualcuno cui sfugga la sostanza della cosa, che tenta
di afferrarla, si tormenta.
Ama definirsi da qualche tempo fuori dal
paradigma cristiano. Che è invece la sua novità – in fondo Europa è
“Belvedere”, quello che avranno pensato o detto gli asiatici approdando dalle
steppe al Mediterraneo e vedendola verde, ombreggiata, sinuosa. La novità essendo
l’uguaglianza. È questo che vuole dire essere tutti figli di Dio. Atro che la
classe. Non c’è altro fondamento per l’uguaglianza, più solido, ineludibile.
Fine
–
Nozione biblica (c’è stato un principio, ci sarà una fine), come si sa, ma di
un ebraismo, se si può dire, laico (incredulo): la fine della storia (Marx),
dell’inconscio (Freud), della creatività (Schönberg). È anche nozione cristiana?
No, la Bibbia viene rivoluzionata dalla morte-resurrezione. Con un giudizio
universale ma non la fine dei tempi.
Genere
–
È sfinito nel multi gender. E dopo vanto arguire si può provare a risalire ad
altro fondamento – in via ipotetica beninteso:
1) Ci sono ruoli anche nel multi gender,
che revient au même: uno “maschile” e
uno “femminile”, diciamo in breve uomo e donna.
2) Le donne NON sono uguali agli uomini.
3) L’uomo DEVE essere superiore: non per
un diritto – che sarebbe di fatto una corvèe
- ma perché lo vuole la donna: guadagnare di più, aggiustare tutto,
guidare, essere buon padre, organizzare lieti eventi, feste, vacanze, serate,
anche solo alla tv, essere cavaliere, manager, artista, atleta, consigliere, saggio. Guai a adagiarsi nella
parità, le diventa una furia.
4) Il corteggiamento è necessario oltre
che gradito – anche in forma di civetteria, beninteso: la generosità non fa mai
male.
5) L’assalto al cielo maschile era per appropriarsene gli strumenti – rubare il maschio all’anagrafe: i ruoli restano distinti, e sono sempre due.
5) L’assalto al cielo maschile era per appropriarsene gli strumenti – rubare il maschio all’anagrafe: i ruoli restano distinti, e sono sempre due.
Linguaggio – È l’inconscio.
Nell’innatismo, quello di Platone e gli altri greci, di sant’Agostino, e di
Cartesio, Leibniz, Kant. O di Chomsky e della Grammatica Universale. Nella
discontinuità – una mutazione genica che fa affiorare il linguaggio – compresa
l’“ipotesi catastrofica”, fra un protolinguaggio e il linguaggio (con la
scomparsa dei dinosauri?). E in tutte le escogitazioni che si fanno per
distinguersi (celebrarsi): il linguaggio dimidiato di Darwin, mezzo artigianato
e mezzo istinto; il legame simbolico o cifrato del clan (il linguaggio come
“cifra” esclusiva, non male, un parola d’ordine invece che un mezzo di
comunicazione); il grooming, perché
no, la spulciatura: a furia di pulirsi i peli, si finisce per fare amicizia…
(grugnire, pettegolare, sghignazzare…); o la vecchia teoria di Condillac, che
già gli ominidi ebbero modo e necessità di dirsi qualcosa, magari a gesti, tra
essi i suoni. È l’inconscio in senso proprio, psicoanalitico, in tutte le forme
in cui la psicoanalisi lo elabora.
Modernizzazione – È - opera in
forma di - una emigrazione. Senza la conquista, anzi assoggettandosi. È in
questa forma che essa con costanza viene rigettata nella storia. Da circa mezzo
secolo dal mondo islamico: dall’Iran khomeinista dapprima (la Colpa dello scià
fu la modernizzazione forzata) alla Turchia di Erdogan oggi, che cavalca il
rifiuto, e all’insorgenza islamista radicale. Mentre sopravvivono, nello stesso
mondo, le monarchie. Che pure sarebbero contrarie alla sharià, ma le si adattano: alawita o sheriffiana in Marocco,
hascemita in Giordania, saidiana nell’Oman, saudita in Arabia, e i tanti principati
della stessa penisola, dal Kuwait a Umm
al-Qaywayn.
Ulisse-Odisseo – Si confondono a torto: il prototipo
dell’Occidentale è freddo (raziocinante) ma anche viaggiatore, nell’ignoto. È ambivalente, furbo
e intrepido. Ulisse è altro da Odisseo. Quello di Dante, che viaggia nell’ignoto, è in realtà Odisseo. Avventuroso, in definitiva poco furbo: la scommessa vince in lui
sulla cautela. Perlomeno oggi, Odisseo è più popolare di Ulisse.
È la preminenza
di Odisseo spia della decadenza dell’Europa? Dello svago e la buona volontà
sull’acutezza d’ingegno.
zeulig@antiit.eu
Una filosofia di genere da "50 sfumature"?
RispondiEliminaOmen
Non propriamente: senza i risuali sessisti.
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