Si va da “Sarajevo” a “Sarajevo” in casa sunnita: prima la Turchia
abbatte un aereo russo, ora l’Arabia Saudita giustizia l’imam sciita. Da
incidente a incidente dal potenziale letale: i governi sunniti moltiplicano le
provocazioni – tutto ciò avviene dopo che hanno creato e armato l’Is che
imperversa in Iraq e in Siria. Non per un disegno imperialistico, ma proprio
come a Sarajevo; per difendersi provocando. Non difendersi da un’aggressione,
ma aggredire per una propria buona ragione: la difesa del regime dal terrorismo
interno, che è sunnita – sono di sunniti 44 delle 47 esecuzioni capitali dell’annuncio.
.
Lo sceicco Al-Nimr è stato condannato in base a un processo che l’Onu e
Amnesty hanno giudicato illegale. E viene giustiziato non per fatti di sangue o
di terrorismo: probabilmente per “compensare” il gran numero di condanne di
sunniti per terrorismo. Ma la sua decapitazione non mancherà di suscitare
reazioni in Arabia Saudita, dove la comunità sciita è ampia nella regione
orientale, quella petrolifera, e nel finitimo Bahrein, dove costituisce
probabilmente la maggioranza della popolazione ma non ha diritti. E ha già
suscitato la reazione dell’Iran, con attacchi subito alle sedi diplomatiche
saudite, ma che potrebbe travalicare nella rappresaglia militare.
Che il radicalismo islamico di tipo terrorista possa fare breccia in
Arabia Saudita è da escludere. Diverso è il problema internazionale: Iran e
Arabia Saudita si confrontano da quasi mezzo secolo. Da ultimo anche con gli
eserciti, nello Yemen, seppure non a contatto diretto. La tensione acuta tra i
due paesi senza nessun motivo ragionevole è parte cospicua della elevata
volatilità della regione. Ed è la causa principale della lenta, poco efficace, reazione
all’Is in Iraq e in Siria. Tra i paesi leader delle due confessioni islamiche
maggiori e reciprocamente ostili, che si apprestano a diventare potenze
nucleari. L’Iran al termine dell’accordo decennale sottoscritto con gli Usa,
l’Arabia Saudita per procura, potendo disporre della bomba pakistana.
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