Un
testo di quarant’anni fa, 1975, tradotto dopo quindici anni dallo stesso
editore francese, Hermann, e subito scomparso, come tutto in Italia quello che
riguarda l’Italia, che la nobilita. Pieno di cose “curiose” (erotiche o affini,
compreso il ciclo di sant’Orsola), al gusto dell’epoca, anni 1970. E di
curiosità proprie di Serres, agudezas:
lo spazio del linguaggio è quadrangolato, il dialogo è diagonale, Eva Ave,
naturalmente, un albero del sapere che è l’albero genealogico, il “Cristo morto”
come morte del sapere, del senso divenuto non senso. E “i due tipi di negazione”?
La chiusura (Spinoza, determiantio
negatio) e la sagittale, a freccia (la negazione attiva, militante): la
filosofia è definizione-chiusura, quella del non, Spinoza, Kant… Parole in libertà. Ma l’impegno e la passione, del
lungo, lento, viaggio sono eccitanti.
Un libro d’immagini – uno dei primi, poi ripetuto dallo
stesso Serres e da Didi-Hubermann. Un viaggio avventuroso, con le immagini di
Carpaccio, da Venezia a Berlino, Caen, Lugano, New York, dovunque il filosofo ritrovi
il pittore.
Michel
Serres, Carpaccio studi
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