Si candida l’isola di Lesbo al Nobel per
la Pace. Bello. Nessuno ha candidato Lampedusa, che da quindici anni fa la Lesbo,
con molte centinaia di migliaia di arrivi in più di sventurati. Mai pensato
nemmeno a candidarla. Perché Lampedusa è in Italia, ma al Sud.
Per Lampedusa si commuove più di tutti
Meryl Streep, che è persona sensibile ma soprattutto è americana. Una Meryl
Streep europea non c’è – o se c’è tace, opportunamente. Nord e Sud per una
volta sono uniti, nel naufragio.
Per Juventus-Napoli le Autorità hanno lasciato
a casa i tifosi del Napoli. Che non hanno mai disturbato nessuno, con come gli
juventini, condannati più volte per razzismo. È l’“antagonismo ancestrale tra
il Nord e il Sud d’Italia”, di cui ha parlato “L’Equipe”, ma delle Autorità,
non die meridionali – i meridionali tifano Nord.
Dice Jens Christian Grøndal, scrittore danese,
a Donatella Di Cesare per “La Lettura”: “Vengo in Italia da quando avevo 14
anni…. Ho sempre la sensazione strana di tornare a casa…. Ho un grande rispetto
per il vostro stile di vita, la cura dei dettagli. Salva l’anima”. Salva l’anima
di Grøndal . Ma non della dell’intervistatrice, filosofa di professione, che
obietta: gli studenti universitari devono andare via, “qui mancano i fondi per
la ricerca”. Tenta un po’ di scandalismo, al modo del giornalismo gossiparo,
l’intervistatrice è filosofa e professoressa alla Sapienza di Roma l’università
più grande del mondo. A volte il Sud è peggio del Nord.
L’anarchia
libera?
La “ barbarie” è un più di libertà, la
barbarie in Calabria. Lo argomenta il signor B. nel dialogo di Diderot,
“Supplemento al viaggio di Bougainville”, che è poi Diderot stesso: “Diffidate
di chi vuole mettere ordine. Ordinare è sempre rendersi padrone degli altri
importunandoli: e i Calabresi sono quasi i soli a cui la lusinga dei
legislatori non si è ancora imposta…
A.: E questa anarchia della Calabria vi
piace?
B.: Mi richiamo all’esperienza; e
scommetto che la loro barbarie è meno viziosa della nostra umanità. Quante
piccole scelleratezze, di cui si fa così tanto caso, compensano qui l’atrocità
di alcuni grandi crimini”.
Mafie/antimafie
La richiesta della mazzetta è semplice,
ed è legale, nel sistema giudiziario italiano. Si persegue su Se la vittima non
denuncia la richiesta subito, allora è lui il colpevole. Ma con la denuncia
deve portare le prove. Che naturalmente non ha.
Si potrebbero fare delle intercettazioni
- ambientali, telefoniche, confidenziali. Ma, anche qui, per promuoverle
bisogna avere le prove.
Ma anche portare le prove è rischioso.
In prima battuta si rischia un’incriminazione per abuso
Più che un reato penale, la mazzetta è
un’offesa che si persegue su querela di parte. Nel proprio interesse del
querelante, non in quello della comunità o dello Stato. E il sistema repressivo pubblico giustamente non è al
servizio di questo o di quello.
Split personality
In “Calabria o Piccadilly”, uno dei
racconti della raccolta “Il racconto dello sguardo acceso”, Franco Buffoni fa
il caso di una sua allieva, che chiama Imma, che ha due lingue e due vite. Imma
è figlia di calabresi a Roma, che nello stabile di cui i genitori sono portieri
conosce da piccolissima una coppia di insegnanti inglesi, anzi è di casa a casa
loro. Fino a frequentare le oro scuole, a partire dalle elementari. E a
diventare perfettamente bilingue. Anzi no, parla bene l’inglese. Per quanto
riarda l’italiano, invece, ha problemi: parla un misto di calabro-romanesco.
Quello dei genitori, perché “non ha scuole” d’italiano. Rimedierà, con l’aiuto
di Buffoni, e con grossi sforzi, all’università. Ma tuttora pensa in due modi,
per esempio alla relazione che ha ormai da tempo con una insegnante della
scuola inglese di cui lei stessa è divenuta insegnante: normalmente in inglese,
ma quando si trova in Calabria in vacanza dai parenti in calabrese – a Cirò la
sua “compagna” (“we are a lesbian couple”) diventa “un’amica”.
È un caso di split personality, si diceva una volta. Non propriamente, non per
problemi psichici ma di adattamento. Ed è la forma mentis dell’emigrato, di
necessità o di propria volontà. Specie dell’emigrato” definitivo”, che non va e
viene.
Non ci sono solo i
muri, le frontiere restaurate, le guardie in assetto da guerra, i respingimenti
e i naufragi, c’è di peggio: l’Europa, culla della civiltà, mostra sula
questione immigrazione un’insipienza che un tempo si sarebbe detta barbarica –
la stessa insipienza che oggi impedisce di chiamare barbari i barbari.
Napolitano è un eroe
dei tedeschi non per le conferenze dotte sull’Europa ma per la politica dei
“respingimenti” adottata da ministro dell’Interno di Prodi nel 1996-97. Fu
allora che si ebbe la prima ecatombe di immigrati in mare, per lo speronamento di una carretta
albanese con centinaia di imbarcati. Uno speronamento non casule, né un errore
di manovra, ma cercato e attuato, su ordine di Roma, dalla Marina militare. E
che dire della Danimarca, che si appropria dei beni degli immigrati per dieci
anni, in conto dote per futuri sevizi, sanitari o di istruzione? E ancora non è
contenta, a scuola ordina pasti obbligatori a base di carne di porco, così
s’imparano.
Schizofrenia – sarebbe
un’assoluzione? No, è proprio “natura”, carattere nazionale, cultura nazionale.
Europea. Del Nord – ma anche (Napolitano?) del Sud?
La
percezione
La Calabria non entra in nessuna delle
statistiche Istat della criminalità, di omicidi, furti, scippi, estorsioni,
rapine, riciclaggio, non nei primi posti. Contro la percezione comune, dei calabresi
per primi. I delitti non vengono denunciati in Calabria? No. Cioè sì, vengono
denunciati, eccome – fanno statistica, perlomeno quella la fanno. È la
percezione indotta dalla una stampa, che è di sola cronaca nera. Questo è
certo. Ma può essere la percezione un fenomeno così distinto dalla realtà? Questo
è probabile, ora che meteo.it dà le temperatura atmosferiche in parallelo con
quelle percepite: si registrano differenze enormi, anche di sei-sette grandi.
Del tipo: fa caldo e invece uno sente freddo.
Sud\Nord
Uno degli “Hateful eight”, gli otto
odiosi del film di Tarantino, a un certo punto, dopo l’ennesima polemica fra
vecchi Sudisti e nuovi Nordisti dopo la guerra civile di Lincoln, fa le parti:
“Questo (un tavolo) è il Nord, e questo è il Sud. Questo (un altro tavolo) è
dove mangiamo tutti assieme”. Non è la soluzione ma è il modo d’essere.
Si riconsiderino Donatella Di Cesare e
Jens Christian Grøndal, lo scrittore danese. La filosofa, germanista, sionista,
vice-presidente della Fondazione Heidegger fino ai “Quaderni neri”, e anche
dopo, aveva qualche dubbio sull’antisemitismo del suo filosofo, ma gli ha
tenuto fede fino ai limiti del possibile, e anche oltre. Come i corrispondenti,
e più le corrispondenti, dei giornali italiani a Berlino, per i quali la
Germania ha comunque ragione. Si può parlare di fascino teutonico,
pre-femminismo? o non è una deriva del principio “il Nord ha sempre ragione”?
Di Cesare, filosofa in cattedra, è stata
mandata a intervistare il gentile scrittore danese, un debuttante, giusto per
saggiare il grado di razzismo della di lui patria, dopo le recenti leggi
anti-immigrati. Ma non deflette: lui vorrebbe scendere e lei non fa che
rimetterlo sul piedistallo, su del Nord. Il Nord è come l’antisemitismo, duro a
credere?
leuzzi@antiit.eu
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