L’elogio
del deserto. Del beduino poeta “di commovente umiltà”, “il signore degli umili
e il più umile dei signori”. Dell’umanità araba anche, contro i tagliagole che
si appropriano dell’islam. Il beduino dal fiero carattere, e puro, che
impazzisce nella modernità. Nella figura di Gheddafi alle sue ultime ore, solo e
solitario, tra le macerie – squallore, tradimenti, ebetudine. Un assunto
formidabile. Ma un nodo che il racconto non scioglie, tra il rigurgito etnico
inevitabile, nello scrittore algerino di Francia, e un rais indifendibile – arbitrario, violento, vaneggiante, come tutti
i dittatori.
Yasmina
Khadra ritorna da qualche tempo alle radici africane e arabe. Risospinto forse
dall’intelligentsia parigina che lo tiene in punta di bastone. Ma ci trova
personaggi e situazioni indifendibili: Saddam Hussein, Gheddafi, i ladroni sub
sahariani. Dei primi due fa l’elogio. Saddam: “Le mie università laureavano genî. Bagdad
festeggiava ogni sera”. Gheddafi è stato l’unica “Guida”, per “trecentocinquanta
milioni di pecoroni”, gli arabi: “Non produciamo neanche i cucchiaini con cui zuccheriamo il tè. Una
massa di giocatori d’azzardo”. Rimpianti come tutti i dittatori, da Stalin a
Chàvez. Ma cui è
forse impossibile dare consistenza fuori dell’immaginario. Dell’immagine che
loro stessi si sono costruita.
Con
Gheddafi il suo scrittore ha anche qualche torto – da buon algerino che ignora tutto dei vicini?
Ricorda correttamente come si fosse fatto da solo, fuori dalle cabile e dalle
cordate di potere. E fosse invece isolato dai confratelli arabi, al Cairo e
altrove, come “il Pazzo”, benché avesse fatto da Libia tribale un paese
ricco. Ma lo dice bastardo di un aviatore francese. Stupratore di ogni donna
che incontra. E un arricchito. Le solite melensaggini dei servizi britannici, e
francesi. In una Libia il cui re Senussi – c’era il re prima di Gheddafi –
sarebbe stato un algerino. E senza mai un italiano, solo tedeschi, oltre ai
francesi. Anche nel Fezzan, dove il padre putativo di Gheddafi, un corso, viene
abbattuto nel 1941 da un caccia tedesco – nel Fezzan?
Ma il
nodo irrisolto è probabilmente quello dello stesso scrittore. Di uno che ha
combattuto da militare, la sua prima vita, i tagliagole arabi che si richiamano
all’islam, e per questo è stato e resta isolato a Parigi, la sua nuova vita.
Anche qui le pagine migliori le ha contro i cosiddetti fondamentalisti, che ha
conosciuto bene in Algeria, nel primo tentativo di stato islamico un quarto di
secolo fa, finito in una guerra civile da mezzo milione di morti.
Yasmina
Khadra, L’ultima notte del Rais,
Sellerio, pp. 165 € 15
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