domenica 28 febbraio 2016

C’era una volta Gheddafi, contro lo Stato islamico

L’elogio del deserto. Del beduino poeta “di commovente umiltà”, “il signore degli umili e il più umile dei signori”. Dell’umanità araba anche, contro i tagliagole che si appropriano dell’islam. Il beduino dal fiero carattere, e puro, che impazzisce nella modernità. Nella figura di Gheddafi alle sue ultime ore, solo e solitario, tra le macerie – squallore, tradimenti, ebetudine. Un assunto formidabile. Ma un nodo che il racconto non scioglie, tra il rigurgito etnico inevitabile, nello scrittore algerino di Francia, e un rais indifendibile – arbitrario, violento, vaneggiante, come tutti i dittatori.
Yasmina Khadra ritorna da qualche tempo alle radici africane e arabe. Risospinto forse dall’intelligentsia parigina che lo tiene in punta di bastone. Ma ci trova personaggi e situazioni indifendibili: Saddam Hussein, Gheddafi, i ladroni sub sahariani. Dei primi due fa l’elogio. Saddam: “Le mie università laureavano genî. Bagdad festeggiava ogni sera”. Gheddafi è stato l’unica “Guida”, per “trecentocinquanta milioni di pecoroni”, gli arabi: “Non produciamo neanche  i cucchiaini con cui zuccheriamo il tè. Una massa di giocatori d’azzardo”. Rimpianti come tutti i dittatori, da Stalin a Chàvez. Ma cui è forse impossibile dare consistenza fuori dell’immaginario. Dell’immagine che loro stessi si sono costruita.

Con Gheddafi il suo scrittore ha anche qualche torto – da buon algerino che ignora tutto dei vicini? Ricorda correttamente come si fosse fatto da solo, fuori dalle cabile e dalle cordate di potere. E fosse invece isolato dai confratelli arabi, al Cairo e altrove, come “il Pazzo”, benché avesse fatto da Libia tribale un paese ricco. Ma lo dice bastardo di un aviatore francese. Stupratore di ogni donna che incontra. E un arricchito. Le solite melensaggini dei servizi britannici, e francesi. In una Libia il cui re Senussi – c’era il re prima di Gheddafi – sarebbe stato un algerino. E senza mai un italiano, solo tedeschi, oltre ai francesi. Anche nel Fezzan, dove il padre putativo di Gheddafi, un corso, viene abbattuto nel 1941 da un caccia tedesco – nel Fezzan?
Ma il nodo irrisolto è probabilmente quello dello stesso scrittore. Di uno che ha combattuto da militare, la sua prima vita, i tagliagole arabi che si richiamano all’islam, e per questo è stato e resta isolato a Parigi, la sua nuova vita. Anche qui le pagine migliori le ha contro i cosiddetti fondamentalisti, che ha conosciuto bene in Algeria, nel primo tentativo di stato islamico un quarto di secolo fa, finito in una guerra civile da mezzo milione di morti.
Yasmina Khadra, L’ultima notte del Rais, Sellerio, pp. 165 € 15

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